Ci vuole memoria, oggi più che mai. Sui giornali e tra i commentatori, presunti esperti, ci si sgola per sottolineare l’applauso dei pazienti nella clinica palermitana al momento dell’arresto. Le scene di gioia le abbiamo viste in occasione degli arresti di Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca. Perfino Falcone una volta disse a Borsellino «la gente comincia a fare il tifo per noi». Poi sappiamo com’è finita. Sarò anche per questo che il fondatore di Liberi don Luigi Ciotti avverte: "Ciò che però un po’ preoccupa è rivedere le stesse scene e reazioni di trent’anni fa: il clima di generale esultanza, l’unanime plauso dei politici, le congratulazioni e le dichiarazioni che parlano di “grande giorno”, di “vittoria della legalità” e via dicendo. Non vorrei si ripetessero pure gli errori commessi in seguito alla cattura di Riina, e di Provenzano. Le mafie non sono riducibili ai loro “capi”, non lo sono mai state e oggi lo sono ancora di meno, essendosi sviluppate in organizzazioni reticolari in grado di sopperire alla singola mancanza attraverso la forza del sistema”.
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