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La politica italiana e la sua credibilità sulle prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono appese a una pista di bob. Dopo avere passato mesi a magnificare la pista che sarebbe stata (delle Olimpiadi che saranno) additando ogni dubbio come un maledetto uccello del malaugurio lo scorso 16 ottobre il presidente del Coni Giovanni Malagò ha dovuto mestamente confessare di fronte ai membri del Comitato olimpico di tutto il mondo che realizzare l’impianto sul tracciato della vecchia pista Eugenio Monti a Cortina sarebbe costato almeno 150 milioni di euro, oltre ai danni ambientali denunciati da molti. Niente da fare, ha detto Malagò, certificando la figuraccia della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 e della Regione Veneto.
A quel punto era chiaro a qualsiasi persona di buon senso che l’unica soluzione fosse quella di spostare le gare in Austria e Svizzera, subappaltando un pezzo di olimpiadi all’estero per inettitudine organizzativa. Un bello smacco per i sovranisti di casa nostra.
Sarà per questo che il ministro alle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini qualche giorno fa nella “cabina di regia” riunita per decidere se e dove si farà la pista da bob, skeleton e slittino ha deciso di difendere ad oltranza la scelta già bocciata di Cortina, lasciando di stucco i presenti. Pur di non scontentare il suo compagno di partito (e avversario interno) Luca Zaia, presidente veneto, Salvini si dice pronto a riscrivere i progetti, ad andare contro alla volontà del Cio e a trovare qualche ditta disposta ad assumersi l’onere. Non ce la farà. A quel punto saremo in ritardo anche per valutare le piste disponibili all’estero. E la figura barbina sarà olimpica, appunto.

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