Riuscire a trasformare la costruzione di un ponte in un’opera di ideologia è sinonimo dell’arretratezza ideologica e del dibattito del Paese. Normale quindi che il Ponte sullo Stretto sia soprattutto un tassello di propaganda - uno dei più costosi - che viene agitato per rappresentare un paradigma. Naturale anche che il costosissimo mausoleo che a destra da decenni sognano di intestarsi sia finito tra le mani di Matteo Salvini, campione della politica così schiacciata sulle immagini da avere perso qualsiasi simulazione dei contenuti.
Quei 14,6 miliardi che andranno spesi per la costruzione meriterebbero però anche un’analisi dei costi e dei benefici e anche per questo vale la pena leggere il report “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte” pubblicato nei giorni scorsi da un pool di esperti di Kyoto Club, Lipu e Wwf, con il contributo di numerose associazioni ambientaliste e della società civile, tra le quali il Coordinamento Invece del ponte – cittadini per lo sviluppo sostenibile dello Stretto.
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