Non c’è niente di meglio che raccontare come sarebbe stata la stampa italiana se fosse atto in vigore l’emendamento del calendiano Enrico Costa che a braccetto con il governo ha deciso di confezionare l’ennesima legge bavaglio alla stampa. Per l’onorevole Costa bisogna vietare la pubblicazione “integrale per estratto” degli atti processuali. “Un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell'articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuali”, dice la FNSI.
Come sarebbe? Il cronista giudiziario di Repubblica Giuliano Foschini ricorda che non avremo potuto sapere nulla di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro. Non avremmo saputo e visto le immagini delle botte dei carabinieri all’interno della caserma di Piacenza, non sapremmo dei comportamenti di Filippo Turetta prima dell’omicidio di Giulia Cecchettin, non sapremmo delle conversazioni di Palamara. Il Fatto Quotidiano ricorda che non avremmo letto la teoria del “mondo di mezzo” di Buzzi e Carminati o no avremmo letto il brigare dell’ex senatore Giancarlo Pittelli, descritto come “l’affarista massone dei boss della ’ndrangheta calabrese” veniva nominato loro legale “in quanto capace di mettere mano ai processi con le sue ambigue conoscenze e rapporti di ‘amicizia’ con magistrati”.
Sono alcuni esempi ma potrebbero essere migliaia, a partire dagli atti del Ponte Morandi. Ve lo immaginate un Paese in cui tutto è delegato a una “sintesi” (non si capisce come)? Il punto sta tutto qui: chi ci guadagnerebbe? Nella risposta ci sono i poteri che si vogliono difendere. E no, non è il diritto all’informazione.
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