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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8243

LETTERE ALLA REDAZIONE: L'INGANNO DELLA PILLOLA CONTRACCETTIVA di Don Stefano Bimbi
 
Gentile redazione del sito BastaBugie,
ho trovato conforto leggendo i vostri articoli che mi hanno aiutata nel cammino di fede. Vi scrivo per avere la possibilità di evitare ad altre ragazze quello che ho vissuto io e soprattutto per denunciare la mentalità femminista che permea questa società. Mentalità che promette libertà, ma ci usa come oggetti.
Ho avuto il mio primo ciclo molto tardi tipo a 14 anni con alti e bassi si è scoperto che avevo l'ovaio micropolicistico, tramite consultorio gratuito. Lo stesso consultorio, quando avevo 17 anni, non ha esitato a prescrivermi la pillola completamente a caso. Con la ricetta in mano ho iniziato a prenderla con la mente spensierata di un'adolescente un po' ribelle, con genitori poco presenti pensando di aver risolto i miei problemi di ciclo irregolare.
Ho preso la pillola per cinque anni ed ho passato un'adolescenza particolare sia perché per motivi personali sono stata molto ribelle e passavo praticamente tutto il tempo fuori casa, appassionata di filosofia sono finita molto facilmente nel nichilismo e dal nichilismo ai pensieri suicidi ricorrenti per cui sono andata anche da una psicologa a 20 anni che mi ha aiutata a diminuirli ma sono rimasti. Un giorno, qualche anno fa per curiosità sono andata a leggere gli effetti indesiderati della pillola che prendevo e tra questi, per ultimo era elencato "pensieri suicidi" per "1 donna su 10". Mi si è gelato il sangue e allora sono andata a chiedere spiegazioni su come mai non mi era stato detto quando mi era stata prescritta la pillola. Ma non ho avuto "soddisfazione" in quanto la mia ginecologa negava che potesse essere effetto diretto perché sosteneva essere una pillola a basso dosaggio. Oggi che ho smesso da quattro anni di prendere la pillola, e dopo aver scoperto Cristo e averlo fatto entrare nella mia vita, sto benissimo e sono felice. Questi pensieri cattivi sono spariti del tutto e conduco una vita molto diversa rispetto a quando ero adolescente.
Sono fermamente contraria all'uso della pillola sia perché dopo la conversione sono contraria ai contraccettivi, sia perché non credo più che sia la risposta a tutti i problemi di salute di una donna come viene presentata. Hai tal problema, pillola. Hai l'altro problema, pillola. Qualunque problema, sempre e solo pillola, magico ritrovato moderno.
Ebbene, a seguito di una visita per un problema avuto il mese scorso alle ovaie la ginecologa che ho adesso a fine incontro non ha mancato di ricordarmi che esistono "cure" (se così vogliamo chiamarle, per non dire droghe o sperimentazioni) ormonali che alleviano i dolori e riducono a zero il rischio di rivivere episodi traumatici come uno che ho avuto il mese scorso. Le ho risposto con fermezza che non proverò nessun altro dosaggio e che non mi interessa "trovare la pillola adatta a me".
Sembra quasi di dover trovare il paio di jeans perfetto, che ti fa stare bene e ti fa sentire sicura di te in una menzogna fatta su misura. Una menzogna che promette due grandi cose che le donne moderne desiderano fortemente: 1. assenza di dolore 2. evitare le gravidanze indesiderate. Ma non sono forse proprio queste due cose a rendere una donna, donna? A fare di un essere umano, un'anima femmina capace di soffrire ed accompagnare la vita? Io sono stanca.
Ieri sera ero così arrabbiata e tutt'ora c'è in me il desiderio grande di urlare a tutte le ragazze che si trovano a prendere pillole per slogan, per finte promesse o per pura superficialità dei dottori, che prendere la pillola non risolverà niente. Che l'assenza di dolore fisico non significa libertà e che togliere il rischio della gravidanza ruba la percezione della maternità, che ci fa donne. Come è possibile che sia legalizzato un farmaco che "regolarizza" ormoni con effetti collaterali come "disturbi dell'umore" e "pensieri suicidi"? Quando è stato deciso che la liberalizzazione sessuale vale più delle donne stesse? La maggior parte delle ragazze che conosco prende o ha preso la pillola a seguito di una delle prime visite ginecologiche, prescritta così, subito, senza avvertimenti di nulla. Come se si volesse eliminare il problema della femminilità, del dolore, della sofferenza così intrinseca al nostro essere. Come se si volesse eliminare la possibilità della vita imprevista, nuova, donata. Le donne che prendono la pillola non sono sobrie, il loro essere sarà sempre alterato da ormoni che hanno preso il posto del ciclo mestruale vero e proprio, nonostante di fatto il "ciclo" sembri esserci in realtà è finzione e i dottori non lo dicono se non messi alle strette.
Ringrazio tanto Dio per avermi aperto gli occhi su tutto questo e solo ora mi rendo conto di quanto ero tra le carrube a cercare cibo da chi neanche vedeva in me un essere umano. Non so cosa fare di questa rabbia se non offrirla a Dio, che la prenda Lui e ne faccia ciò che vuole. Intanto ho scritto a voi dopo che ho scoperto che la mia storia è simile a tante altre che ho trovato in social di discussione dove le ragazze confidano i loro problemi.
Grazie se vorrete pubblicare questo mio grido di dolore e di speranza.
Giorgia
RISPOSTA DEL SACERDOTE
Cara Giorgia,
grazie per averci scritto aprendo il tuo cuore con tanta sincerità e profondità. Le tue parole trasmettono un dolore reale, ma anche una consapevolezza preziosa che non può che nascere da una luce interiore, quella che il Signore ti ha donato e che, nonostante la fatica, continui a custodire.
Hai toccato un tema delicatissimo, che coinvolge non solo la salute fisica, ma anche la dignità della donna, la verità del corpo, la libertà autentica, e soprattutto il mistero della vita che ci è affidato. Il Signore ti ha aperto gli occhi per poter cogliere ciò che capito con tanta lucidità: la tentazione di "normalizzare" il corpo femminile secondo logiche funzionalistiche, in nome di un benessere che talvolta finisce per mascherare una profonda negazione dell'identità femminile.
Questo mi permette di fare una considerazione ulteriore. Il femminismo che oggi dilaga ha la stessa radice del maschilismo: l'uomo è superiore alla donna! Il maschilismo ne deduce che la donna va dominata, mentre il femminismo ne deduce che, se l'uomo è superiore alla donna, allora la donna per valere qualcosa in questo mondo deve comportarsi come gli uomini. Ecco perché i dogmi del femminismo sono che le donne devono lavorare per realizzarsi (imitando gli uomini) e non partorire (di nuovo imitando gli uomini, salvo poi pentirsi quando l'orologio biologico dice che tra poco non potranno più diventare mamme). Come vedi, lavorare per realizzarsi e non partorire o farlo il meno possibile è ormai un dogma accettato da tutti. Ecco quindi donne che rimandano matrimoni e figli il più possibile perché devono realizzarsi nel lavoro e pillole a gogo che vengono prescritte per non restare incinta. Così la femminilità è distrutta. E non trovi più una donna realizzata, se non le rare mamme di famiglie numerose. Certo affaticate, ma sempre felici. E in pace con la coscienza.
Ed hai ragione nel dire che il dolore e la maternità (in ogni loro forma, non solo biologica) sono parte della vocazione della donna. Non per punizione, ma per un dono misterioso: la capacità di generare, accogliere, custodire. Quando la medicina perde il senso di questo mistero e riduce tutto a un problema da eliminare, il rischio è grande: non si guarisce, si anestetizza.
La tua rabbia è giusta, ma ancora più prezioso è il tuo desiderio di offrirla a Dio. Non è uno sfogo sterile, è preghiera profonda. Il tuo grido può diventare voce per tante donne che magari non riescono ancora a dirlo, ma sentono che qualcosa non torna. Continua a parlare, con fermezza e rispetto, ma non aspettarti accoglienza nel mondo. A volte la testimonianza silenziosa vale più di tante parole sui social. Altrimenti crediamo allo Spirito Santo per finta. È Lui ad agire e convertire i cuori, non noi. Ovviamente a chi domanda ragione abbiamo il dovere di rispondere. A tutti gli altri no, anzi a volte è controproducente.
Ti porto nella mia personale preghiera di ogni giorno.