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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8294

CHARLIE KIRK, IL CONSERVATORE CHE AMAVA IL DIALOGO di Stefano Magni
 
Hanno ucciso Charlie Kirk. [...] Attivista repubblicano, fondatore di Turning Point Usa, uno dei principali movimenti di sostegno a Trump, dedicato soprattutto ai giovani delle superiori e delle università, Charlie Kirk è stato assassinato con un colpo di fucile alla gola, sparato da quasi duecento metri dal palco da cui stava parlando, durante un evento all'Università Utah Valley. Lascia una moglie e due figli, aveva solo 31 anni, gli ultimi 13 passati a promuovere la causa del conservatorismo.
Turning Point Usa era stato fondato nel 2012, dall'allora 18enne Kirk, assieme all'anziano attivista del Tea Party Bill Montgomery. Le prime cause promosse dal movimento erano quelle tipiche della moderna "rivolta del tè": meno tasse, meno Stato, più libertà. Quando Kirk ha preso la guida del movimento, portandolo nelle università, la sua piattaforma programmatica è diventata via via più conservatrice, promuovendo la libertà di religione, l'opposizione all'aborto (in ogni circostanza), la memoria storica degli Usa contro ogni revisionismo woke. Turning Point Usa era diventato il punto di riferimento per tutti quegli studenti che si opponevano alla Critical Race Theory, la teoria secondo cui gli Usa sono intrinsecamente razzisti e la lotta di razza domina la storia esattamente come la lotta di classe nel marxismo classico. Kirk prendeva il toro per le corna e attaccava soprattutto il marxismo, denunciando la sua diffusione capillare nelle accademie americane.
TURNING POINT USA
Con l'arrivo sulla scena di Trump, nelle elezioni del 2016, Turning Point Usa si era unito alla sua campagna. Nella prima amministrazione del presidente repubblicano, Kirk aveva anche fatto parte della Commissione 1776 che si opponeva al Progetto 1619 (revisionismo storico antirazzista, secondo cui l'arrivo dei primi schiavi dall'Africa segna la vera nascita dell'America). La Commissione 1776 si era data il compito di preservare la memoria e i valori della Rivoluzione Americana, vita, libertà, perseguimento della felicità, l'eccezionalismo americano, contro ogni reinterpretazione.
Gli eventi del 2020-21, i più divisivi di sempre, hanno visto un Kirk in prima linea contro le misure pandemiche più repressive. Avendo messo in discussione il distanziamento sociale ed essendosi opposto sia all'obbligo di mascherina che a quello dei vaccini (soprattutto alle vaccinazioni obbligatorie per studenti, che definiva "apartheid sanitario") si è beccato l'infamante etichetta di "no vax". Che andava ad aggiungersi alla precedente etichetta, altrettanto infamante, di "negazionista climatico", visto che si opponeva alla rivoluzione green voluta da Obama. A sinistra lo hanno odiato ancora di più per il 6 gennaio, quando ha pagato una decina di bus per portare attivisti alla manifestazione Stop the Steal, quella che poi è sfociata nell'assalto al Campidoglio. Da parte sua, comunque, non c'è alcuna responsabilità: gli studenti conservatori portati a Washington da Kirk non hanno preso parte alla manifestazione più violenta. Difendendosi dalle accuse del Comitato sul 6 gennaio, ha dichiarato di ritenere che la parte più violenta dei manifestanti non fosse rappresentativa della base di Stop the Steal. E che comunque non si potesse parlare, nemmeno per l'assalto al legislativo, di "insurrezione", men che meno di "golpe".
DIMOSTRAMI CHE HO TORTO
In ogni caso, nonostante le critiche e le etichettature che lo associano a fenomeni violenti, Charlie Kirk non era un violento. Anzi, era un grande amante della dialettica. "Prove me wrong" ("dimostrami che ho torto") era il formato dei dibattiti universitari, pronto a rispondere, con logica e con calma, anche agli studenti (e ai docenti) più fanatici. Una settimana prima che lo uccidessero, aveva partecipato a un dibattito uno contro venti: lui contro venti studenti liberal. Non aveva paura di contraddire tabù e idee dominanti. Sfidava le femministe affermando che l'aborto è omicidio, sempre e comunque. In tempi più recenti sfidava i pro-Pal sostenendo le ragioni della difesa di Israele dal terrorismo (benché fosse isolazionista e contrario all'intervento in Iran, così come è sempre stato contrario al sostegno militare all'Ucraina).
Kirk non aveva paura dei fanatici, non temeva il confronto. Ma è stato ucciso per mano di un ignoto che alle parole ha preferito usare i proiettili. In aprile era stato lo stesso Kirk a lanciare un monito sulla crescita della violenza politica nella sinistra, con un post su X tornato di straordinaria attualità. «La cultura dell'assassinio si sta diffondendo nella sinistra. Il 48% dei liberal ritiene che uccidere Elon Musk sia almeno in parte giustificato. Il 55% ha espresso lo stesso parere riguardo a Donald Trump». E concludeva osservando: «Questo è il risultato naturale della cultura della protesta diffuso nella sinistra: tollera la violenza e il caos da anni. La codardia dei pubblici ministeri locali e dei funzionari scolastici ha trasformato la sinistra in una bomba a orologeria».
Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Il messaggio di Kirk si basava sulla legge naturale universale" spiega che, anche se non era cattolico, aveva recuperato l'adesione ad una legge naturale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 settembre 2025:
La morte per assassinio di Charlie Kirk ha colpito tutti. Sulla vicenda in questi giorni si stanno moltiplicando molte osservazioni e riflessioni, unitamente alla costernata vicinanza spirituale alla moglie e ai figli. La tragedia accaduta non verrà dimenticata tanto presto ed eserciterà una significativa influenza sul modo di pensare date le sue numerose applicazioni a tanti ambiti della vita di oggi. Da parte nostra ci limitiamo ad alcune considerazioni dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa.
La maggior parte delle prese di posizione che condannano l'accaduto si fermano alla violazione della libertà di espressione e delle esigenze della democrazia liberale. Molti osservatori e commentatori vedono in Kirk il campione di questa libertà, un uomo che ha avuto il coraggio di dire le proprie idee, discutendo con tutti in un pubblico dibattito, come quello che stava svolgendo al momento dello sparo. Questa interpretazione non scende sul piano dei contenuti, ossia di quanto egli diceva e dei principi che promuoveva e difendeva. Certo, anche la libertà è un contenuto e non solo una forma, ma assunta così genericamente e intesa solo come libertà di dire la propria in pubblico, risulta riduttiva e anche ambigua.
Lo stesso vale per chi assume l'ottica del "sogno americano" di cui l'azione sociale e politica di Kirk sarebbe stata una fedele e onesta espressione. Anche in questo caso ci si ferma un passo prima di entrare in profondità nei contenuti. Chi voglia fare una analisi alla luce della Dottrina sociale della Chiesa non dovrebbe fermarsi lì, perché ambedue i criteri - libertà democratica di espressione e sogno americano - hanno bisogno a loro volta di essere fondati. Occorre piuttosto chiedersi se il messaggio di Kirk avesse voluto basarsi su alcune più solide basi
Qualcuno osserva che le sue posizioni circa le emergenze sociali e politiche di oggi fossero di vario tenore e non meritassero tutte lo stesso apprezzamento. Questo può essere vero, però i cosiddetti "principi non negoziabili", pur tradotti in modo personale, c'erano tutti. Egli si batteva contro l'uccisione di vite umane innocenti tramite l'aborto di Stato, difendeva e promuoveva la famiglia naturale, voleva "buone" scuole per i figli, lottava contro le attuali ideologie post-naturali come quella del gender o quella del woke, indicava i pericoli dell'immigrazionismo, soprattutto islamico, per la destabilizzazione delle nazioni e così via. Possiamo allora dire che egli non rivendicava solo la libertà democratica o il sogno americano ma intendeva andare a dei fondamenti indisponibili in cui possiamo vedere elementi della legge naturale. Questo lo collega in modo più convincente con la Dottrina sociale della Chiesa.
Charlie Kirk non era cattolico, ma evangelico. Per lui, almeno formalmente, non esisteva una Dottrina sociale della Chiesa, non solo per la mancanza di autorità magisteriale competente a formularla dottrinalmente, ma anche perché il rapporto tra la ragione politica e la fede religiosa per gli evangelici è diverso che per i cattolici. Dal protestantesimo possono derivare diverse soluzioni a questo proposito: uno Stato completamente laico e secolarizzato oppure uno Stato che governa direttamente la dimensione pubblica della vita religiosa; i fedeli possono ritenere che la loro coscienza legittimi qualsiasi scelta nella pubblica piazza oppure che Gesù Cristo voglia da loro una coerenza anche in questo campo.
Da quanto ci è dato sapere, Charlie Kirk aveva recuperato l'adesione ad una legge naturale, espressa ancora con venature evangeliche, ma piuttosto solida perché fondata sul buon senso o, per meglio dire, sul senso comune. I punti su cui egli insisteva erano in realtà piuttosto semplici, alla portata di tutti, e li difendeva con argomentazioni razionali e non solo di fede, chiedendo ai suoi interlocutori di digli dove avesse sbagliato.  Su questi aspetti del suo impegno il rapporto con la Dottrina sociale della Chiesa sembra consistente.
Collegato con questo aspetto, c'è poi quello del ruolo pubblico da lui assegnato alla fede cristiana e a Dio. Anche in questo ambito i suoi atteggiamenti rimangono evangelici più che cattolici, perché tra la sua coscienza e gli insegnamenti di Gesù n