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Il titolo della diciassettesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da: “Io sono Leggenda” (I Am Legend), che è un film del 2007 diretto da Francis Lawrence.
Basato sull’omonimo romanzo di Richard Matheson, la pellicola è interpretata magistralmente da Will Smith.
Robert Neville è uno scienziato che vive a New York ed è l’ “ultimo” uomo sopravvissuto sulla terra.
Si ritrova in un mondo devastato da un virus che ha sterminato il 90% della popolazione mondiale, l’1% dell’ umanità invece è risultato immune a questo virus creato dall’uomo stesso per curare il cancro, il vero problema di Neville è il restante 9% della popolazione che si è trasformata nel frattempo in esseri privi di qualsiasi caratteristica umana che hanno ucciso e mangiato i sopravvissuti ancora sani a parte Robert che cerca un vaccino per curare i contagiati.
Non è facile costruire un film su un solo attore (se si escludono il cane, i vampiri, qualche flashback e due superstiti), e il day by day del protagonista è scandito con lentezza, quasi a voler fare respirare allo spettatore il senso di solitudine.
A dispetto della necessità di includere la componente horror (le scene d’azione sono presenti per coinvolgere il target giovane), a parte la mezz’ora finale, Io sono leggenda, si concentra sul singolo, sull’uomo che poteva cambiare il mondo, su chi ha la consapevolezza che è molto semplice distruggere ciò che si ha per le mani tutti i giorni.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il match tra i bianconeri campioni d’Italia e l’Inter che è stato al di la del risultato favorevole per gli ospiti, teatro dell’ulteriore impresa della “Leggenda” tra i pali, al secolo Gianluigi Buffon.
Giocando nella semifinale d’andata di Coppa Italia contro l’Inter, il portiere ha toccato le 1100 partite giocate in carriera.
679 presenze con la maglia della Juventus, 220 col Parma, 176 con l’azzurro della Nazionale e 25 col Paris Saint-Germain: in totale 1100 partite disputate per Gianluigi Buffon.
L’ennesimo traguardo di una carriera incredibile, che continua a sfidare il tempo: lo scorso 28 gennaio il portiere ha compiuto 43 anni, “festeggiando” peraltro in campo contro la Spal il giorno prima, nei quarti di finale di Coppa Italia.
Nella gara d’andata del turno successivo, contro l’Inter, Buffon ha toccato quota 1100 da professionista. “1100 volte come la prima volta. Adesso. Ancora una volta. Fino alla fine!” ha commentato il giocatore sui social, dopo la vittoria sui nerazzurri che l’ha visto protagonista.
Prima in negativo, con un intervento impreciso sul gol di Lautaro Martinez, poi in positivo quando nella ripresa si è opposto alla sua maniera sulla conclusione pericolosa di Darmian, il quale si trovava la palla da sparare in porta a tu per tu con Buffon, che però chiude la saracinesca e dice di “no”, parata che si rivelerà decisiva per l’1-2 finale in quel di San Siro.
Anche la Juve al termine della partita ha omaggiato Buffon sui social: “La Leggenda continua ancora e ancora” ha scritto il club sull’account di lingua inglese.
Andando a ritroso, la sua appunto leggendaria epopea a tinte bianconere inizia nell’estate del 2001 quando è acquistato dalla Juventus, per la cifra record di 105 miliardi di lire (70 in contanti più la cessione di Bachini), risultando il giocatore più pagato nella storia della società torinese, «Una cosa è certa: la misura della porta è la stessa. Probabilmente i momenti positivi e negativi saranno diversi. Ma dovrò prepararmi per non deludere», le parole di Gigi subito dopo il suo arrivo in bianconero.
Una leggenda che come noto si consacrerà anche a livello internazionale in maglia azzurra.
Il 9 luglio 2006, all’Olympia stadion di Berlino, si aggiudica la Coppa del Mondo.
Nell’intero torneo subisce solamente due reti: una dal suo compagno Zaccardo e una da Zidane, su calcio di rigore; ma le sue prestazioni sono incredibili, tanto da meritarsi il Premio Yashin, quale migliore portiere della manifestazione.
Nella stessa estate, la Juventus è retrocessa in Serie B; Gigi, nonostante sia corteggiato dalle società più prestigiose del mondo, decide di continuare la sua avventura con la società bianconera: «Stavo per andarmene. Stavo per lasciare la Juventus. Ma prima, quando procedevamo col vento in poppa, fra vittorie e applausi, non dopo, non quando lo scandalo ci ha travolti, non quando la tempesta ci ha inghiottiti. Questa è la storia di un paradosso: io sono rimasto perché la Juve è stata accusata, processata, condannata, retrocessa in Serie B. Ho fatto la scelta giusta, una scelta da Gigi».
Anche in questa estrema manifestazione d’affetto e di attaccamento alla maglia Gigi Buffon ha dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, proprio come il protagonista della pellicola che da il titolo all’odierna puntata di J-TACTICS, che le leggende non scappano, non si nascondono, ma restano saldi al loro posto come un faro ed esempio per chi vorrà imitarli ed ammirarli, anche a costo di restare da soli, Buffon nella solitudine tra i pali che difende, così come lo fu Will Smith in una New York post apocalittica.
Quel ragazzino che voleva giocare a calcio per le scarpe, la tuta, la borsa non dando importanza alla squadra, adesso è quell’uomo di 43 anni, o meglio adesso è “Leggenda”.

Sarà nostro gradito ospite l’amico Romeo Agresti corrispondente di Goal.com.

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