Analisi dell'articolo di Gianmarco Daniele e Tommaso Giommoni del 10 May 2021 intitolato "Corruption under austerity" presente nel sito voxeu.org. Link: https://voxeu.org/article/corruption-under-austerity
Gli autori dimostrano che esiste un trade off negativo tra corruzione e austerità nei conti pubblici. Nello specifico grazie alle regole fiscali austere disposte dal governo italiano nel 2014 è stato possibile ridurre la spesa pubblica dei comuni e tale riduzione ha comportato anche una riduzione della corruzione. Tuttavia, vi sono dei luoghi dove tale riduzione della corruzione non è avvenuta ovvero le regioni del sud Italia. La persistenza della corruzione nel Sud Italia è dovuta al fatto che le regioni meridionali hanno potuto utilizzare i fondi dell’Unione Europea anche in deroga alle limitazioni della spesa pubblica disposte dal governo. Tale aumento della spesa pubblica locale a livello locale ha comportato una crescita della corruzione nelle regioni Meridionali. Esiste quindi certamente una relazione negativa tra corruzione e austerità. L’austerità quindi indice a dei comportamenti virtuosi. Infatti i politici che volessero porre in essere delle spese clientelari in regime di austerità dovrebbero necessariamente incrementare le tasse e tale condizione li condurrebbe ad una riduzione delle probabilità di rielezione. Pertanto per rispettare l’austerità ed anche per evitare l’aumento delle tasse i politici locali sono costretti ad ridurre il clientelismo nella rinuncia alle rendite di posizione.
Tuttavia occorre domandarsi se l’austerità sia sempre da preferire nei confronti dell’espansione per ogni fase del ciclo economico. Certamente la presenza di una spesa pubblica elevata produce l’esternalità negativa della corruzione. Tuttavia occorre domandarsi il grado di tollerabilità di tale esternalità negativa. Infatti se la corruzione è certamente inaccettabile nelle fasi crescenti del ciclo economico, ovvero nei casi in cui l’output gap viene ridotto, dall’altro lato la corruzione potrebbe essere considerata tollerabile in una circostanza di allontanamento del pil reale rispetto al pil potenziale. Inoltre occorre considerare che gli studi sull’economia informale, sull’economia sommersa e sulla shadow economy hanno dimostrato che ogni economia ha un lato nascosto, un dark side, che è assolutamente ineliminabile. E allora la politica economica dovrebbe essere tale da consentire di utilizzare tutte le risorse esistenti in un sistema economico sia formali che informali, sia emerse che sommerse, per il perseguimento dell’obbiettivo della crescita economica che rileva soprattutto nelle fasi decrescenti del ciclo economico ovvero nelle crisi, nelle recessioni, nelle depressioni. A tal proposito pertanto non è possibile rispondere alla domanda se l’austerità sia sempre preferibile senza prendere in considerazione l’impatto sul ciclo economico. L’austerità è da preferire all’espansione della spesa pubblica nelle fasi crescenti del ciclo. Tuttavia, nelle fasi decrescenti del ciclo l’espansione della spesa pubblica deve essere preferita all’austerità in quanto i benefici sociali superano le esternalità negative morali.
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