Mitezza e umiltà possono aiutarci a sanare la nostra (in)sofferenza: l’umile accoglimento dell’indefinitezza del periodo in cui viviamo e la serena convivenza con la nostra precarietà hanno oggi un valore più che mai lenitivo per renderci psicologicamente resilienti e pronti a ripartire. Il commento della psicologa dell'Università Cattolica Guendalina Graffigna al Vangelo di venerdì 19 giugno