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Il radioracconto della manifestazione avvenuta oggi, 11 dicembre 2012, davanti al palazzo della regione Lazio contro i tagli alla sanità. Voci piene di rabbia, voci sotto pressione.

A protestare con bandiere, fischietti e striscioni è il mondo della sanità, in sciopero contro i tagli, le riduzioni dei posti letto e le chiusure degli ospedali. Non c’è stato nessun problema di ordine pubblico ma l’atmosfera era piuttosto tesa ed “arrabbiata”.

Tutti i lavoratori laziali del comparto sanità, in lotta da mesi sui tetti dei loro ospedali, dal Pertini al Cto, dal Policlinico alla Croce Rossa, si sono ritrovati questa mattina sotto la Regione, bloccando il traffico di via Rosa Raimondi Garibaldi e di via Colombo, all’altezza di Piazzale Navigatori.

Sono state più di 40 tra sigle sindacali, associazioni del settore e di cittadini a manifestare questa mattina il proprio disagio e malcontento davanti alla (ormai tristemente nota) sede della Regione Lazio.

“Nel 2006 il buco nella Sanità del Lazio lasciato dalla giunta Storace viene per la prima volta alla luce in tutta la sua enormità: 10 miliardi di euro, una cifra spaventosa”, racconta a Repubblica Marcello Degni, economista, docente di Contabilità Pubblica alla Sapienza di Roma. Quarantanove ospedali pubblici venduti e poi riaffittati a prezzo maggiorato dalla Regione, fatture gonfiate, appalti, tangenti.

La soluzione è stata ” un piano di rientro, almeno parziale, attraverso un prestito dello Stato di cinque miliardi di euro, da restituire in 30 anni attraverso rate di 300 milioni ogni dodici mesi. Ed è da qui, per impedire la formazione di nuovo debito che iniziano i tagli alla Sanità del Lazio”.

Dal 2006 al 2012 scompaiono circa 4mila posti letto. La sanità subisce un tracollo, come raccontano diverse inchieste e come denuncia Ignazio Marino, presidente della Commissione d’Inchiesta sulla Sanità del Senato. Che definisce il Lazio un esempio di “sperpero nazionale”. Spiega Marino: “La soluzione non possono essere tagli selvaggi che ricadono sulla pelle dei cittadini, dopo che per decenni in questa regione si sono moltiplicate cattedre, posti, reparti. Nel Lazio ci sono 1600 Unità Operative, a capo di ognuna della quali c’è un primario. Quante di queste sono davvero necessarie?”.

I casi esemplari di malagestione della sanità laziale sono innumerevoli. Tra i più recenti, come non ricordare quello dell’Unità Operativa Complessa di “Tecnologie cellularimolecolari applicati alle malattie cardiovascolari” creata ad hoc al policlinico Umberto I di Roma per Giacomo Frati, figlio del rettore della Sapienza Luigi Frati. O ancora lo scandalo dell’Idi, dove la “misteriosa” sparizione dei soldi dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (all’avanguardia per le malattie della pelle e nella cura del melanoma), ha portato sotto inchiesta tutti i vertici dell’istituto di proprietà dei padri Concezionisti per un buco nella casse dell’ospedale di 800 milioni di euro.

I nostri speaker oggi scendono in strada per raccogliere ai microfoni di Radio Fuori Onda le esperienze e la rabbia di questi lavoratori e cittadini.