La fotografia surrealista dell’artista catalano Victor Enrich si fa interprete delle visioni distorte delle nostre periferie. Attraverso frammentazioni, scomposizioni, esplosioni di forme, Enrich rimodella gli spazi metropolitani secondo volumi ed equilibri impossibili. Tutto si piega alla volontà creativa dell’artista, come un sogno infantile capace di trasformare i palazzi in mongolfiere, e le strade in fantasiose rampe di lancio.
Vere e proprie «eterotopie urbane», dove frontiere invisibili delimitano aree consacrate alle «diversità», nell’illusorio intento di preservare la «normalità» dei nostri centri. Piazze e vie solitamente affollate assomigliano a periferie anonime e devitalizzate. Città chiuse e senza vita, come musei deserti, come teatri abbandonati.
Ascolta la nota di Luigi Territo S.I., dalla newsletter de "La Civiltà Cattolica", Abitare nella possibilità.