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In questa puntata verrà letta e brevemente commentata la traduzione del carme 11 del poeta latino Catullo (I a. C.), fatta da Giacomo Zanella (1820-88). Il presbitero Zanella fu autore di traduzioni da molte lingue, oltre che di poesie originali. Il tono delle sue composizioni, d'impianto formale tradizionale, è spesso dimesso; tra i temi, si possono ricordare le meraviglie del creato e le istanze patriottiche (naturalmente fervide nell'epoca del risorgimento).

Congedo

Furio ed Aurelio, di Catullo amanti
indivisi compagni, o ch’ei del Gange
tenda ai lidi, ove il mar indico frange
l’onde sonanti;

o che agl’Ircani e dove molle odora
Arabia, ai Parti onusti di saette,
a’ Saci e dove il Nilo il mar con sette
foci colora;
o ch’oltre le sublimi Alpi vïaggi
del gran Giulio mirando i monumenti,
vegga il gallico Reno, i truculenti
Angli selvaggi;

pronti meco a tentar questo o se prova
altra piú perigliosa il ciel m’appresta,
alla mia donna nunzî ite di questa
infausta nuova;

viva pur ella avventurosa e rida
co’ trecento suoi drudi, che congiunti
tiene ad un laccio e tutti manda emunti
a tutti infida

né piú riguardi all’amor mio, caduto
per colpa sua, come sull’orlo cade
d’un prato il fior che oltrepassando rade
vomere acuto.

Scritto e letto da Jacopo Khalil, dottorando di Filologia e storia del mondo antico presso Sapienza - Università di Roma.