Archeologia del presente e del circostante.
La continua necessità di esplorare, di varcare limiti e confini, naturali, culturali e fisici è parte fondante dell’essere umano.
Quell’irrequietezza dell’animo, per dirla con le parole di Bruce Chatwin, è ciò che anima il nostro lavoro di archeologi e ciò che ci permette di seguire l’idea di un’archeologia che sia, prima di tutto, mezzo per indagare e raccontare l’uomo. Dal circa venti anni esploriamo le molteplici vie per raggiungere questo scopo, con incontri culturali, nei quali il racconto del passato si apre all’attualità e ad altre forme artistiche, ad altri ambiti disciplinari in un dialogo fertile e costante.
Provare a interpretare il passato dell’Uomo stimola una riflessione sul suo presente, stimola la creazione di un senso critico nei confronti di ciò che è avvenuto e di ciò che si svolge sotto i nostri occhi. Il Mediterraneo, in quest’ottica, diviene per noi, che viviamo in una terra circondata dalle sue acque, il contesto privilegiato di movimento.
Questo mare che “è una strada di acque mobili sulla quale si incontrano e si incrociano itinerari millenari che avvicinano Oriente e Occidente” e che è sempre “mutamento e trasformazione come le sue acque e le sue correnti” (Paolo Bernardini) ci da la possibilità di ascoltare e raccontare le storie di coloro che l’hanno vissuto e sognato e di chi lo vive e lo sogna ora.