Tutto inizia il 2 settembre quando il premier Ishiba Shigeru non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nell’anniversario del 2 settembre 1945, come invece tradizione vuole ogni 10 anni facciano i premier nipponici eredi della sconfitta e vittime della bomb. La scelta non è sua, ma dell’ala ultraconservatrice del partito di governo che vuole mettere fine alla diplomazia delle scuse e rivendicare il nazionalismo degli invasati alla Mishima. Ecco Marco Zappa individua Taro Aso come anima di quel sovranismo, il grande vecchio dell’orgoglio militar-imperiale che prende le fattezze di Takaichi Sanae, una futura premier che ha l’abitudine di frequentare i santuari shintoisti dei fanatici revisionisti di Hiro Hito, come Yasukuni.
In realtà la fine di Ishiba, di origini umili e considerato ostile – o almeno alieno – dai poteri forti della finanza nipponica, era nell’aria da mesi. Il colpo finale lo hanno sferrato i dazi trumpiani di luglio, ma le strategie economiche – lontane dalla Abenomics di nuovo in auge – erano nel mirino delle lobbies da tempo.
Allora attraverso l’economia si spiegano molte “scelte” dettate dalle diverse anime del partito stato che governa il Giappone dal 1945, il Partito liberal democratico. Al momento i prezzi al consumo sono aumentati, difficile rimettere in carreggiata il sistema economico; inoltre è cambiato il governatore della Bank of Japan, che ha improntato la dirigenza in senso meno espansiva, per favorire una ripresa che non è alle viste attraverso stimolo fiscale e politiche monetarie accomodanti, cavalli di battaglia di Abe, il modello di Takaichi, che vuole rilanciare il Giappone secondo la potenza militare del Sol Levante. Alla faccia di costituzione pacifista e rinuncia alla guerra.
Il fulcro è dunque il superamento dell’articolo 9 della Costituzione, quello pacifista imposto alla fine della Seconda guerra mondiale, aggirato da decreti che allargano lo spettro della difesa da fantasmatici attacchi; intanto l’impegno nell’ambito industriale bellico vede da tempo Tokyo protagonista nella costruzione di macchine belliche a cominciare dal GCAP, il caccia-stealth di sesta generazione in joint-venture con Leonardo e Bae. Queste posizioni guerrafondaie provengono sia da pressioni esterne, sia interne, nonostante apparentemente permanga la facciata pacifista, che si scontra con il disimpegno statunitense dalla difesa dell’arcipelago giapponese e di lì passerebbe la prima linea di Taiwan, con cui ci sono partnership fondamentali.
La crisi di partecipazione politica sta dando ampio spazio alle sette religiose e con questo si torna alle esibizioni sciovinistico-religiose della premier in pectore