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A Panama le proteste sono iniziate a fine agosto e se n’è parlato solo a novembre dopo che si contano morti e decine di migliaia di persone in piazza. La First Mineral Quantum canadese accelera il suo approccio colonial-estrattivista al mesoamerica e in particolare la parte di Panama proiettata verso il Caribe, quel Nord impoverito e senza infrastrutture, lontano dalla città del Canale proiettata verso la costa pacifica.
In quell’area deprivata già negli anni Novanta il governo ha dato concessioni per la miniera di rame più grande del Centroamerica. Nel 2017 la Corte suprema decretò che il contratto era illegale, ma la presidenza decise di non pubblicare la sentenza; subentrato Laurentino Cortizo, la sua presidenza è stata improntata alla svendita del paese. Già nel 2021 esplosero le proteste della popolazione Ngäbe Buglé, deportati per fare spazio a centrali idroelettriche; l’anno successivo le proteste si focalizzarono sul caroprezzi del carburante su cui pesavano le accise, mentre il presidente tagliava le tasse alle grandi imprese turistiche.
Il territorio ancestrale va tutelato nelle 6 contee, ma contemporaneamente fa gola per le sue ricchezze e va svenduto alle lobbies internazionali: un attacco alla qualità delal vita che passa attraverso il feroce estrattivismo che si collega con la speculazione edilizia e fondiaria: un modello di gentrificazione unico, che prevede riserve per le popolazioni native o afrodiscendenti, che risponde alle esigenze dell’enorme sviluppo per pochi che si può prevedere ad appannaggio dei capitali stranieri.