Listen

Description

"Bottiglie", poesia di Alessandro Muresu.
Voce e musica: Alessandro Muresu.

L'aria oggi si è fatta un ampio fermaglio di luce
dallo scafandro frontale scivola la copia della nereide
che batte la chioma sugli estinti e li offende

Molta è la paura nella memoria del fuoco
non sottovalutarne l’archivio
fa andare le sfere da una parte o da un'altra
ma nessuna per ora trionfa all’apice

e allora dillo anche tu che siamo invitati
metti una cotta alla carta abrasiva
per scalare con vigore soffitte in tempesta
nei nostri aliti rimasti chiusi all'agonia
col groppone carico di cravatte
trattato come caso d'urgenza
sui picchi si schiarisce la gola la marea esausta
per troppa salita e discesa
coi cataloghi di corpi rimessi in vassoi d’argento

alle onde dimenticate manca la voce

Le volte sotto cui ci incamminammo
dalla banchina girevole
al minimo sospetto fanno una faccia
si dileguano
Siamo stati a lungo dentro a bottiglie di gassosa
e continuiamo il baccano vuoto inibito
l’aliseo sottomarino rammendato
alla ricerca del fervore nell'occhio del pesce

Il cielo di ieri lo hanno pettinato le meteore
e a questa carezza è diventato sereno
la settimana giace nel sibilo di un concreto esilio
andiamo a fare un giro da soli
imbarchiamoci sul carretto di legno,
entra prima tu che ci stai
nella fila di posti unificati in fondo,
mi raccomando, tienimi la mano o mi verrà la nausea
Gli stipetti improvvisamente ballano
e non c'è pace per le povere teste
Una volta ancora lancerò quei dadi che tengo nella blusa
legati con cento lire di spago
così che possiamo interpretarci
iscritti al duro corso

A terra nel patio la spanna di un toupet di foglie
scosso all'uscita indiavolata dei predecessori
Le persone erano al parapiglia
dopo una sberla sufficiente
si sono dette col muso alle ginocchia:
Beh, mi andrò a rileggere il libro
e quello mi basterà, mi somministrerò,
mi sommerò a questi chiaroudenti,
vediamo che cosa succede
Mancano pochi gradi di allucinazione
ad occhi chiusi mi sento più sicuro
tu tienimi la mano
non sopporto il tuo paesaggio che si allenta
una pira di linoleum si accende alla fantasmagoria
dove siamo accolti con gli inni e i cesti di fiori bucati


Una donna che ricorda la canzone
desta il suo bambino
Un gatto a una certa ora se ne va bene alla tenebra
suggestioni
odori schiacciati
antichità rubate
identità d’ossa
E si misero comodi
distesi nel discreto fango
come il lievito di un anno