Commento al Vangelo di Luca,
cap.5, 1-11
L'indegnità della missione
La liturgia di questa domenica ci mostra dei racconti di chiamata da parte del Creatore verso la sua creatura per coinvolgerla nella sua missione, e quanto più il Signore si avvicina, tanto più la sua creatura si rende conto dei suoi limiti e della sua indegnità.
Eppure Isaia arriverà a rispondere «Eccomi, manda me!».
E Simone «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
Un vero cristiano dovrebbe camminare nella valle dell’umiltà sentendo i propri limiti e la propria indegnità, ma senza farsi spaventare ne lasciarsi frenare nella sua corsa, in particolar modo laddove è chiamato a testimoniare il vangelo con le proprie opere e soprattutto con il proprio esempio.
Il Signore non vuole dei collaboratori apatici, degli spettatori che semplicemente applaudono alla sua gloria, ma ci esorta a lavorare per essa e a spanderla, "sulla sua Parola": “Ti ho salvato e ti ho chiamato”.
La Gloria di Dio è come un raggio di luce che attraversa la nostra indegnità e i nostri limiti, per renderci capaci di scorgere là dove noi peschiamo nella nostra quotidianità, degli angoli in cui ci viene donata una pesca miracolosa per poterlo riconoscere e testimoniare nel suo grande Amore.
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