Commento al Vg. di Luca, cap.6, 27-38
“Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”
Davide esprime così il senso del mistero e del rispetto per l’altro, anche di colui che
intenzionalmente gli sta facendo del male.
Nel Vangelo, Gesù ci dà delle precise indicazioni e per noi, che veniamo dopo la sua Pasqua e lo abbiamo visto dare la sua vita sulla croce, possiamo scorgervi ciò che lui, per primo, vivrà fino alla sua morte.
Il suo insegnamento riguarda prima di tutto, la cura della nostra interiorità per non lasciarci abitare dal rancore e dal passato:
pregate per i vostri nemici – benedite coloro che vi maledicono – fino a fare del bene a quelli che vi odiano.
Ed è la Grazia da chiedere come discepoli di Gesù, contemplando la sua vita donata sulla croce, affinché il male dall’esterno non ci penetri dentro nel cuore, e poter fare esperienza della trasformazione a cui ci invita san Paolo:
Come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste.
Se noi avremo trattato gli altri con grande gratuità e grande rispetto, riconoscendo che tutti gli uomini sono “unti” ad immagine e somiglianza di Dio, se veramente vivremo questo nella nostra vita di tutti i giorni, allora - una misura buona, pigiata, colma e traboccante ci sarà versata nel grembo, e saremo già in questa vita, figli dell’Altissimo, a immagine del Padre misericordioso.
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