Commento al Vg.di Giovanni,
cap. 2, 1-11
Le nozze di Cana
Gioirà lo sposo per la sposa.
Così nella prima lettura, si parla della profezia d’amore del Signore verso Gerusalemme, che come tutti i grandi amori, non lascia dormire, tiene svegli, getta in un’ansia finché all’amore segue l’incontro.
Il Signore si innamora di Gerusalemme, troverà in essa la sua delizia e vuole sposarla per sempre.
Questa profezia di Isaia, come ogni profezia, annuncia un evento prossimo, ma anche qualcosa di più, e in particolare la Manifestazione di sponsalità raccontata nel vangelo.
In un piccolo villaggio della Galilea ad un certo punto manca il vino, non c’è più la gioia, non c’è più l’incontro, non c’è più la comunione.
E la madre del Signore riprende i versi di Isaia :
“Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo”
e a Gesù chiede, con una preghiera di intercessione, di mostrare il vino nuovo, perché capisce che il Segno è suo Figlio.
E Gesù probabilmente sa che quel vino nuovo dovrà versarlo sulla croce, e che tutti i segni di manifestazione durante la sua vita, avranno compimento nell’ultimo Segno che è la sua Pasqua, che non sarà più segno ma realtà.
È in Gesù il compimento di tutta la profezia biblica, e che si manifesta anche nella nostra vita oggi, se rimaniamo in comunione con Lui. Il Signore agisce quasi di nascosto nelle nostre vite e proprio dove c’è mancanza, minaccia e precarietà, ci fa gustare il Suo vino nuovo in abbondanza.
«Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza»
Il vino nuovo non viene dal cielo ma passa attraverso la carne di Gesù che viene dal basso, eppure ha il sapore di Dio, e ci nutre, ci dà vita e ci fa celebrare una sponsalità che è piena di gioia, piena di senso, è piena di voglia di futuro.
E questo è per noi il Segno per farci comprendere che ne valeva la pena non restare in silenzio, e seguendo Maria, svegliare il Signore e le sue promesse:
“Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo”.
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