Se c’è un concetto che mi tormenta da sempre, quello è il tempo. Ho paura del tempo, ma come tutti sono trasportato da esso. Negli ultimi anni è diventato ancora più incerto, è una creatura profondamente spaventosa: cambiamenti climatici, diritti umani calpestati, guerre contro i più deboli, indifferenza, il capitalismo ormai normalità, il mondo in ginocchio per colpa di un veleno. Il tempo guarda imperturbabile, si volta e continua a fuggire. Il cinema non solo racconta il tempo, lo combatte. Nello specifico linguaggio dei videoclip il tempo viene sgretolato, plasmato a semifluido, imprigionato. In The Daisy un giocatore sfida lo scorrere dei secondi con il suo cubo di Rubik, in Unica’s Cloud una donna cerca di padroneggiare lo sviluppo tecnologico con un danza tribale. Il futuro è già successo? È la domanda che ci si pone guardando Incomplete di Ash Koosha, un’infinita coreografia di corpi in caduta sullo sfondo del mondo in continuo mutamento. In La nuée è la natura che riprende in mano il potere difendendo il presente da un passato maligno. In Barbarka la regia e la musica sono in grado di riavvolgere il nastro del tempo con la stessa violenza che hanno subito. 20 videoclip, reti neurali e sistemi di intelligenza artificiale producono l’impatto tra suono e immagine nel live di Lorem, la mostra con Karol Sudolski e due panel esclusivi per fermare il tempo. E forse pensare che non è più una creatura indomabile, ma il bene più prezioso che abbiamo.