Si tratta di un dramma romantico in cui la protagonista London Quinn è una ragazza solare, spontanea, appassionata di arte e desiderosa di approfondire le sue radici cristiane. Il suo migliore amico è Dawson Gage, un ragazzo convintamente cristiano che non nasconde i suoi principi religiosi. La scena iniziale del film in cui i due gareggiano con le moto d'acqua è molto bella e coinvolgente. Quando la ragazza si toglie i vestiti per indossare la muta lui si volta dall'altra parte in quanto cristiano rispettoso del pudore. Lei lo prende in giro dicendogli: «Sei nato nel secolo sbagliato, sai?». Un po' come dargli del medioevale e sorpassato. Come dire: «Va bene essere cristiani, ma tu sei integralista».
Dawson da anni prova sentimenti profondi per lei e finalmente viene il momento in cui la corteggia chiaramente e lei sembra disponibile, ma proprio in quel momento London muore in un tragico incidente d'auto. Dawson è devastato. Durante il lutto, scopre dai genitori di London un segreto sconvolgente: avevano fatto ricorso alla fecondazione artificiale. Avevano concepito in vitro due gemelle, ma erano in grado di farne nascere solo una, per cui decisero di cedere l'altro embrione al medico che aveva effettuato la procedura. L'embrione era stato quindi impiantato in una donna di cui non conoscevano il nome. Il padre di London definisce la cessione dell'embrione non come un'adozione, ma solo "un passaggio di proprietà", in quanto è stato "firmato un contratto".
A questo punto ci potremmo immaginare che un film cristiano metta in luce i problemi etici che tutto questo comporta. E invece niente. I genitori sono dispiaciuti soltanto di non aver detto prima alla figlia dell'esistenza di una sua gemella. Tutto qui.
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
Ben diversamente la pensa il Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 2376, in merito alla fecondazione eterologa, cioè fatta con gameti esterni alla coppia, afferma: «Le tecniche che provocano una dissociazione dei genitori, per l'intervento di una persona estranea alla coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell'utero) sono gravemente disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe) ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono "il diritto esclusivo [degli sposi] a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro"».
Relativamente all'omologa, cioè alla fecondazione artificiale tra coniugi, il n. 2377 precisa: «Praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano l'atto sessuale dall'atto procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figlio non è più un atto con il quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che "affida la vita e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità e all'uguaglianza che dev'essere comune a genitori e figli". "La procreazione è privata dal punto di vista morale della sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto dell'atto coniugale, e cioè del gesto specifico dell'unione degli sposi [...]; soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto coniugale e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una procreazione conforme alla dignità della persona"».
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