Qualche giorno addietro, il comico che mai ha smesso di far ridere Roberto Benigni è stato accolto in Vaticano da Bergoglio, che impropriamente continua a essere considerato e celebrato come papa, benché il vero papa resti a tutti gli effetti Ratzinger. Benigni e Bergoglio si sono intrattenuti amabilmente, scherzando e ridendo di tutto un po': come non manca di sottolineare con entusiasmo "La Repubblica", rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, i due hanno anche scherzato vivacemente sulla figura di San Francesco d'Assisi, la cui vita - ha spiegato Roberto Benigni - è stata "uno spettacolo". Ancora una volta, Bergoglio profana e dissacra il sacro: con ciò, rivela appieno il movimento di evaporazione del Cristianesimo portato a compimento dalla sua neochiesa liberal-progressista. Essa è ormai pervasa dall'ateismo liquido, e si è già da tempo mutata in una voce tra le tante della civiltà liquida dei consumi, in balia del nichilismo, del relativismo e del postmodernismo. Per la chiesa di Bergoglio, si può ridere tranquillamente di San Francesco d'Assisi e si può tranquillamente dire che Gesù "fa un po' lo scemo", come effettivamente disse nel 2016. Ancora, si può dire che le questioni teologiche relative a Maria sono "tonterias", cioè sciocchezze, e che il gin donato dagli scozzesi è meglio dell'acquasanta. Aprendosi al mondo, il cristianesimo si perde nel mondo: evapora, senza lasciare traccia di sé. Questo processo, avviato dal concilio Vaticano II e contrastato dal pontificato di Ratzinger, viene ora portato a compimento da Bergoglio e dalla sua "teologia col mastello", come potremmo chiamarla con espressione liberamente mutuata da Friedrich Nietzsche.