La giornata della discussione della mozione in Senato sull'invio delle armi a Kiev, piatto forte del Consiglio europeo che si aprirà domani, si chiude con un terremoto politico intenso per quanto atteso. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, previo colloquio al Quirinale con Sergio Mattarella, annuncia la scissione dal M5S e fondando i suoi gruppi parlamentari "Insieme per il futuro" affonda Giuseppe Conte e la sua leadership alla guida di ciò che resta dei pentastellati, non più primo gruppo parlamentare né alla Camera né al Senato (scettro ceduto ai leghisti di Matteo Salvini). La decisione di Di Maio, definita "ignobile" da Alessandro Di Battista, spiana la strada a Draghi che stravince sulla mozione sulle armi a Kiev che ottiene 219 voti favorevoli, l'astensione benevola di Fratelli d'Italia e il voto contrario solo di Italexit e del gruppo Cal raggrumato attorno alla bandiera dei comunisti di Rizzo. Per Conte doppia disfatta: perde il ministro degli Esteri e anche il braccio di ferro con Draghi sulle armi, ma non lascia la maggioranza. Chi resta con Conte è terrorizzato dalle elezioni anticipate e dunque l'ex premier è incapace di compiere l'unico gesto che restituirebbe un minimo di dignità alla sua leadership: togliere la fiducia a Draghi. Dall'altro lato Di Maio ha aperto la legislatura chiedendo l'impeachment per alto tradimento per Sergio Mattarella, appena quattro anni dopo si fa "scudare" proprio da Mattarella per mantenere la sua poltrona alla Farnesina, ottenuta in quota M5S. Davvero un brutto epilogo per il partito trionfatore delle elezioni politiche 2018 grazie alla visione di Grillo e Casaleggio.