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La politica italiana ha sempre un lato grottesco. Appena un anno fa Draghi definiva Erdogan "dittatore", portando il Paese sull'orlo di una crisi diplomatica con Ankara che ricordò il passato coloniale e fascista dell'Italia. Ieri visita del premier italiano con mezzo governo nella capitale turca, con Draghi in persona a definire Erdogan stavolta "amico e alleato" oltre che partner su nove delicati dossier, dalle migrazioni alla questione del grano. Guai poi a fare domande sui poveri curdi sacrificati sull'altare dei nuovi equilibri geopolitici che assegnano ad Erdogan un ruolo troppo centrale: se si tocca l'argomento Draghi si ammutolisce e se ne va. Intanto a Roma il premier deve guardarsi dalle tensioni nella maggioranza sul decreto aiuti, oggi ci sarà il faccia a faccia con Conte con mezzo M5S che preme per uscire dal governo. Mal di pancia analoghi anche nella Lega con il governista Giorgetti che prova a gettare acqua sul fuoco. Fuoco che intanto viene acceso dai taxisti contro il governo, nell'indifferenza dello stesso. Oggi seconda giornata di sciopero delle auto bianche contro l'esecutivo, in un clima che rischia di farsi molto teso.