Il 13 agosto 1983 una folla di gente scese in piazza affollando in ogni dove il paese di Santo Stefano di Cadore, mentre le reliquie dell’ignoto vennero accompagnate nel suo ultimo viaggio. Il richiamo simbolico di quella figura ritrovata e prelevata dalle montagne, conservata dal freddo di 67 inverni e poi custodita da un feretro avvolto nella bandiera tricolore a ricordarne l’abnegazione, fu un evento impattante a livello nazionale. Divenne il simbolo della sofferenza di quelle vallate di confine, raffigurando memorie e storie di guerra verso cui rendere omaggio. Quei resti conservati dal freddo ebbero un richiamo mediatico talmente intenso che alla celebrazione liturgica ci tenne a partecipare persino il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, profondamente unito e commosso nella vicinanza a chi avrebbe potuto essere un suo compagno, un suo fratello, durante la grande guerra. Tutto si fermò per dare spazio alla memoria, riaccendendo un fermento di condivisione del dolore che prese forza proprio durante gli anni del primo conflitto mondiale. Il fenomeno coinvolse una grande fetta di popolazione e molte famiglie italiane si trovarono in un atroce limbo di sofferenza. Quante possibilità ci sarebbero state di ritrovare un disperso nel cuore delle Alpi?
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Crediti immagine: https://www.pietredellamemoria.it/news/il-caduto-ignoto-del-monte-popera-ora-ha-un-nome-e-carlo-cosi/
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