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E se imparare ad annoiarsi fosse la soluzione all’iperattività di oggi?

Nell’odierna società vediamo donne e uomini vittime non del lavoro, ma della prestazione: non si lasciano travolgere dagli eventi, sono «iperattivi e ipernevrotici», e lavorerebbero ovunque e in qualunque momento.

Il loro tempo non è più scandito dalla classica timbratura del cartellino, bensì dal bisogno ingannevole di realizzarsi. Vivono nell’illusione di rafforzare l’identità attraverso i social network, ottenendo risultati opposti.

Alla luce delle riflessioni proposte all’interno del saggio che ti leggo oggi, “La società della stanchezza” di Byung Chul Han, filosofo coreano di fama internazionale, mi piacerebbe soffermarmi con te su quella che viene definita “noia” e sulla capacità di annoiarsi.

Sei in grado di trasformare un momento di noia in un piacevole attimo di benessere da cui far scaturire la tua creatività anziché cercare di riempirlo con qualsivoglia attività poco producente?