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Ti senti una donna libera?

​​È questa la domanda dalla quale si muove la riflessione di Naomi Wolf per approdare al concetto di bellezza.

La provocazione è presto evidente: la donna attraversa diverse fasi di vita e nel suo percorso affronta situazioni legate al lavoro, al sesso, alla cultura, all’alimentazione fino ad arrivare al rapporto con gli uomini e a quello con le altre donne.

In tutto ciò si inserisce il concetto di bellezza a cui si fa riferimento per arrivare a toccare il tema della femminilità.

A partire dagli anni ’80 le donne hanno iniziato ad essere schiave del culto della bellezza, hanno iniziato a sottoporsi ad interventi chirurgici per incarnare stereotipi che apparivano in tv, riviste e spot pubblicitari.

Allo stesso modo iniziano a spendere denaro in cosmetici e a indossare abiti scomodi, il tutto per somigliare il più possibili a modelli di fatto inarrivabili.

Da qui il culto della donna magrissima con pelle perfetta ed espressione triste.

​​Occorre essere belle e giovani altrimenti si cade nel regno dell’invisibilità. Pare non esserci altra scelta.

Ma chi trae guadagno dal mito della bellezza? Dall’insicurezza che questo genera nelle donne?

Buon ascolto!