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Esistono diversi studi che mostrano l’esistenza di alterazioni della percezione del tempo in pazienti ansiosi e in quelli, invece, depressi. I primi riferiscono che il tempo passa velocemente mentre i secondi molto lentamente.

Prendendo i dati con le dovute precauzioni, sembra che i pazienti ansiosi tendono davvero a percepire come rapido lo scorrere del tempo rispetto al gruppo controllo.
I risultati suggeriscono che la disfunzione temporale nei pazienti ansiosi sarebbe principalmente dovuta a una disfunzione dell'attenzione.
È come se vivessero in continuo movimento e questo non permette loro di raccogliere gli stimoli dell’ambiente.

Mentre nei pazienti depressi la situazione è opposta. La generazione dei battiti è rallentata e tenuta a freno dalla corteccia. Per una persona che soffre di depressione le giornate sono interminabili, e la sensazione di immobilismo, di ciò che lo circonda ma anche di ciò che ha dentro, sostiene ancora di più questo circolo vizioso.

Chi è responsabile di tutto ciò? in prima battuta la nostra corteccia che reprime in questo secondo caso, o accelera, nel primo, l’attività pacemaker di un fascio di cellule nervose che si trovano nel miocardio
A quanto già si conosce, si è aggiunto uno studio molto interessante, pubblicato sulla rivista Psychophysiology dai ricercatori della Cornell University, che rivela come, se osservate a livello di microsecondi, alcune di queste distorsioni potrebbero essere influenzate niente meno che dalla frequenza cardiaca.



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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26922144/


https://www.nytimes.com/2023/03/14/health/heart-brain-time.html?searchResultPosition=4