Cominciamo ora a descrivere le virtù morali spiegandone brevemente la natura, il numero, il comune carattere. Si dicono virtù morali per doppia ragione: (a) per distinguerle dalle virtù puramente intellettuali, che perfezionano l’intelligenza senza relazione alcuna con la vita morale, come la scienza, l’arte ecc. (b) per distinguerle dalle virtù teologali, che certamente regolano esse pure i costumi, ma che, come abbiamo già detto, hanno direttamente Dio per oggetto, mentre le virtù morali mirano direttamente a un bene soprannaturale creato, per esempio, il dominio delle passioni. Non è però da dimenticare che anche le virtù morali soprannaturali sono veramente una partecipazione della vita di Dio e ci preparano alla visione beatifica. Del resto, a mano a mano che si perfezionano, e soprattutto quando vengono integrate dai doni dello Spirito Santo, queste virtù finiscono con accostarsi talmente alle virtù teologali che ne restano come imbevute, e non sono più che varie manifestazioni della carità che le informa.