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Dopo aver visto come si divide la coscienza, vediamo adesso le regole con cui essa funziona. Se la coscienza fosse una voce immediata e soprannaturale di Dio non potrebbe essere soggetta ad errore. Secondo una giusta concezione c’è in essa, fondamentalmente, una forza illuminante e direttiva (synderesis) per sé immune da errori, come lo dimostra il fatto che tutti gli uomini maturi sono unanimi nell’ammettere il primo principio della moralità (bonum agendum, malum vitandum). Su questo fondamento si basano la scienza morale e la coscienza attuale; ambedue tuttavia attingono la loro conoscenza anche da fonti umane e soggette ad errori e sono quindi a loro volta soggette ad errori vari. Si distingue un errore invincibile, in cui la coscienza è presa così completamente da un punto di vista errato, da perdere ogni possibilità di ritrarsene; e un errore vincibile in cui essa è in grado ed è obbligata ad evitare l’errore ma non vi mette tuttavia tutto l’impegno necessario per uscirne.