Dentro una bolla di sapone, che un bambino lascia sfuggire nell'aria e segue con lo sguardo meravigliato, dentro la sfera trasparente dell'occhio di un insetto, di una grande libellula artigianesca che ronza sulla siepe, chiusi dentro a quel vetro cavo, come gli omuncoli nella storia di un alchimista, ci stacchiamo dalla terra, e saliamo verticali, come per una immaginaria levitazione, su in cielo.
È una domenica romana piena di nuvole mutevoli, di soffi improvvisi di vento: qualche goccia di pioggia era scesa, prima, a minacciare un temporale improvviso, ma il sole era ricomparso dietro la frangia lucente delle nubi e brillava sull'erba del campo, svelato ogni tanto di vapori, acceso e temperato via via come una calda pulsazione luminosa.
La bolla trasparente, dove siamo rinchiusi, concentra i suoi raggi come una strana incubatrice piena di manovelle, di maniglie, di pedali, che ricordano le antiche biciclette dell'infanzia.
Ma già siamo diritti in alto, e voliamo leggeri.
La forma stessa dell'elicottero, insieme così bizzarra, naturale ed arcaica come di una vivente macchina preistorica, non ha nulla che si frapponga all'immaginazione; il suo nome, che sembra anch'esso quello di una famiglia di insetti, e il ronzio delle pale rotanti, che è quello delle elitre velocissime, riportano a quel mondo animale meccanico dei cespugli, delle visite ai fiori e dei voli nuziali.
Luoghi narranti narrati e citati: Stadio (Olimpico) - Vigna Clara - Giardini Vaticani - Piazza San Pietro - Fori - Piazza del Gesù - Quirinale - Scalinata di Trinità dei Monti - Villa Strohl Fern - Porta del Popolo - Via del Corso - San Giovanni (in Laterano) - Via Appia
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È una città eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, sempre in bilico tra il cammeo e la patacca, quella raccontata da Carlo Levi in questi scritti, che «sembrano inseguire Roma, nel suo splendore fuggitivo, nelle mosse in cui la sua bellezza pare espandersi, aprirsi a un nuovo sviluppo civile». Sfila in queste pagine intense, scritte tra il 1951 e il 1963, una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare, di antichissima civiltà, governato dalla più flemmatica e scettica filosofia di vita e insieme dotato di sorprendente vitalità.
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