In Calabria, scritto nel 1862 e pubblicato nel 1863, è un ottimo paradigma dell'intera produzione lombrosiana, perché l'autore alterna e mescola interessanti intuizioni, statistiche abborracciate, valutazione sociologiche, “progressiste“, sommarie ricostruzioni storiche, lucide analisi politiche e stereotipi di vario tipo.
Molte e belle ricerche si fecero da eletti ingegni su questa specie di produzioni spontanee del popolo; è un fatto, che non solo nelle province di una stessa terra, benché divise da molti anni di vicende politiche, ma anche nelle nazioni, le più disparate e lontane, esse conservano una singolare rassomiglianza e quasi identità.
La ragione di ciò deve cercarsi nella storia naturale ed anatomica più che non nella politica.
Come la formica riproduce i suoi mirabili artificii per ogni angolo della terra, come l'usignolo sotto ogni clima ripete il suo argentino gorgheggio, così ogni uomo, che si trovi colpito da eguali sensazioni e che sottostia ad uguali vicende, riproduce i medesimi atti e li esprime più o meno analogamente.
I proverbi ritraggono e compegnano la scienza d'osservazione del popolo: i canti ne riproducono tutti i vivaci lampi della passione, dell'amore in ispece.
Ora le vicende intime e le passioni individuali del popolo sono uguali pressoché dovunque; la civiltà, il cosiddetto progresso induce variazioni solo negli strati superiori, a cui non il canto orale, ma la penna e la stampa servono di espressione e di sfogo.
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