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Queste le principali notizie da Bologna e dall’Emilia-Romagna del 17 gennaio 2024.

In apertura il post-alluvione. Una contestazione alla premier Giorgia Meloni a Bologna, davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna. La presidente del Consiglio ha firmato insieme al ministro Raffaele Fitto l'accordo con il governatore Stefano Bonaccini sui Fondi europei di coesione, per quasi 600 milioni di euro. Su viale Aldo Moro, sotto le finestre della Regione, un gruppo di una trentina di attivisti si è piazzato con bandiere, megafoni e striscioni che recitano: "Meloni basta passerelle. Via il Governo di fascisti, guerra e devastazione ambientale". E ancora: "Meloni non sei la benvenuta. Soldi alla scuola, non alla guerra". Tra chi protesta ci sono anche esponenti del comitato in difesa delle scuole Besta. (AUDIO)

Restiamo in tema. Nello stanziamento da 1,2 miliardi dal Pnrr che la premier Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen annunciano oggi a Forlì per il post alluvione "non c'è nulla per famiglie e imprese". Protesta Michele De Pascale, sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, che al primo annuncio di queste ulteriori risorse aveva "sperato davvero che potessero essere destinate agli indennizzi per famiglie e imprese". Perché "ricordo a tutti che da otto mesi attendono senza aver visto un euro e che, nonostante le promesse del Governo, non sono ancora nemmeno indennizzabili i beni mobili, cioè arredi e veicoli", incalza. Stamane a Bologna, la stessa premier ha confermato "che si tratta di risorse che anche in questo caso potranno essere utilizzate solo per opere pubbliche", prosegue il sindaco, facendo notare tra l'altro che "vista la scadenza al 2026 per l'utilizzo delle risorse Pnrr, sarà necessario destinarle in larghissima parte alle opere già annunciate e che al momento sono state finanziate dal commissario con risorse nazionali". Insomma, per De Pascale questa operazione "rischia perciò di essere sostanzialmente una partita di giro e con una fonte di finanziamento a scadenza ravvicinata e molto più complessa da gestire".

Passiamo a Città 30. Sono state complessivamente 12 le multe comminate ieri agli automobilisti che non rispettavano i limiti di velocità, o di 30 o di 50 km/h, nel primo giorno di controlli per il rispetto di Città 30. 10 invece i ciclisti sanzionati o per mancato rispetto del rosso semaforico o perché procedevano sotto i portici. A prendere parola, oggi, il direttore generale di Ascom, Giancarlo Tonelli. Le sue parole. (AUDIO)

Su Città 30, però, è intervenuta anche Salvaiciclisti, una delle associazioni che ha fortemente voluto il provvedimento. Ai nostri microfoni, Roberto Tomesani spiega l’importanza per la sicurezza stradale nella riduzione della velocità e, di fronte alle lamentele, sostiene che presto tutti i bolognesi si abitueranno ai nuovi limiti. (AUDIO)

Ora la violenza di genere. L'entrata in vigore della nuova legge contro la violenza sulle donne, che ha rafforzato e semplificato l'applicazione del Codice rosso, ha permesso ai Carabinieri della stazione Bologna Indipendenza di arrestare un operaio italiano di 42 anni, celibe e già noto alle Forze dell'ordine, accusato dei reati di maltrattamenti contro familiari o conviventi e atti persecutori e finito in manette grazie alle nuove norme che prevedono la possibilità di procedere all'arresto in differita. L'episodio che ha portato all'arresto, fanno sapere i militari, è iniziato nelle prime ore di sabato mattina, quando una donna italiana sulla trentina ha chiamato il 112, spiegando di "aver avuto l'ennesima lite con il compagno con cui conviveva". I Carabinieri si sono immediatamente recati nell'abitazione della donna, nel Quartiere Porto-Saragozza, e al loro arrivo la trentenne ha riferito di essere stata aggredita poco prima dall'uomo, ancora presente nell'appartamento, con schiaffi al volto "per motivi legati alla morbosa gelosia che lui nutriva nei suoi confronti". Il 42enne, ricostruiscono i militari, l'aveva "afferrata per il collo e per le mani, cercando di impedirle di prendere il telefono e chiedere aiuto e minacciandola di farle del male".

Rinvio a giudizio per Giovanni Favia, ex esponente del Movimento 5 Stelle e ora gestore di locali, accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane donna con cui aveva avuto una relazione. L'episodio contestato risale alla notte tra il 5 e il 6 novembre 2021. L'udienza preliminare è stata fissata davanti al giudice Roberta Malavasi per il 12 marzo. La decisione del pm Tommaso Pierini, che inizialmente aveva chiesto l’archiviazione, segue l'ordine da parte di un altro giudice, Domenico Truppa, di formulare l'imputazione coatta nei confronti di Favia, difeso dall'avvocato Francesco Antonio Maisano. L’iter processuale di Favia prosegue per il reato di violenza sessuale e contestualmente il Gip ha disposto l'archiviazione per altri reati inizialmente ipotizzati, ossia stalking e lesioni. La vittima, assistita dall'avvocato Barbara Iannuccelli, denunciò Favia sostenendo di averla costretta ad un rapporto sessuale. Lui si è sempre difeso affermando che la donna lo ha denunciato a seguito della rottura della relazione tra i due.

Restiamo in tema. La Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna ha cambiato sede. Dalla storica sede in via dell’Oro, il centro antiviolenza si è trasferito in via Masia, perché i locali risultano più accessibili. Sabato 20 gennaio la nuova casa sarà inaugurata in un open day. Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle Donne per non subire violenza. (AUDIO)

Voltiamo pagina. Prende il via la raccolta fondi per il restauro della Torre campanaria di Oliveto, nel Comune di Valsamoggia a Bologna. Un'opera finanziata in parte dal Pnrr con 150.000 euro. Ne mancano però altri 100.000 e così i cittadini hanno dato vita a un comitato per dare la caccia alle risorse necessarie, col sostegno del Comune, della Fondazione Rocca dei Bentivoglio e anche della comunità monastica dossettiana della Piccola famiglia dell'Annunziata, a cui è affidato l'intero complesso. "Da oltre 30 anni siamo ospitati a Oliveto- ricorda Giovanni Paolo Tasini, della Piccola famiglia- per noi è un segno di gratitudine. Prima è arrivato il restauro dell'oratorio, poi quello della chiesa e ora la torre. Forse c'è stato anche un influsso reciproco, la nostra presenza è vista non solo come vita di fede ma anche come vita di comunità. Un senso di vita d'insime e che a Oliveto si sente". La Torre campanaria, dunque, "non è solo un fatto fisico- continua Tasini- è un segno del rapporto della nostra comunità con le persone intorno a noi, a prescindere se condividano o meno un cammino spirituale". Per il restauro della torre anche la Curia di Bologna ha già messo a disposizione circa 30.000 euro. "Ma penso che si debba bussare ancora", si concede la battuta Tasini.