Queste le principali notizie da Bologna e dall’Emilia-Romagna del 9 aprile 2025.
In apertura le morti sul lavoro. Un anno fa la strage di Suviana, con l'esplosione alla centrale idroelettrica che provocò sette morti. Secondo il Corriere di Bologna i pm iscriveranno i primi indagati nel fascicolo per omicidio plurimo e disastro colposi e lesioni colpose. La Procura ha infatti deciso di riattivare, inviando una comunicazione formale ai consulenti tecnici, l'attività di accertamento sulla centrale idroelettrica, sospesa dopo il deposito della prima pre-relazione che ipotizzava sei diverse cause del disastro. “E’ passato un anno, ma il nostro dolore non passa - ha commentato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale - La tragedia di Suviana resta viva nel ricordo di tutta la comunità dell’Emilia-Romagna, che si stringe attorno alle famiglie delle vittime. A nome della Regione Emilia-Romagna, ribadisco la necessità di fare chiarezza sull’accaduto e il nostro impegno a investire e fare di più per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, una priorità che abbiamo inserito anche nel confronto in corso sul nuovo Patto regionale per il Lavoro”.
Restiamo in tema. Potrebbero essere inviati a breve gli avvisi di fine indagine, che di solito preludono alla richiesta di rinvio a giudizio, ai quattro indagati nell'inchiesta per omicidio colposo sulla morte di Attilio Franzini, l'operaio 47enne della ditta Salcef che intorno alle 4.30 dello scorso 4 ottobre fu travolto da un treno a San Giorgio di Piano, nel bolognese, mentre lavorava sui binari assieme ad altri 15 colleghi. L'inchiesta, coordinata dal pm di Bologna Luca Venturi, vede indagati due dipendenti della ditta Salcef e uno di Rfi, responsabili del cantiere e della sicurezza del sito, e una dirigente di Ferrovie. Ai quattro sono stati mandati degli inviti a comparire per rendere interrogatorio, ma tutti hanno rinunciato a farlo, comunicando la decisione tramite i loro difensori. Dalle indagini, a quanto si apprende, sarebbe emerso che quella notte venne dato il via alla riapertura del traffico ferroviario circa un quarto d'ora prima dell'orario previsto, senza avvisare i lavoratori.
Ora la scuola. Visto che il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, si è detto pronto a dialogare con i ragazzi che stanno agitando le superiori a suon di occupazioni, dal fronte degli studenti arriva una sorta di sfida rivolta al primo cittadino: "La aspettiamo sotto il Comune oggi", manda a dire il collettivo Osa, promuovendo un'assemblea pubblica alle 18. "Siamo gli studenti che hanno dato inizio all'ondata di occupazioni che ancora attraversa la nostra città. Il Minghetti ha aperto questa nuova stagione di protesta studentesca ed è anche la prima scuola dove abbiamo assistito alla risposta repressiva che ha visto piovere denunce e sospensioni", scrive Osa. "Abbiamo raccolto in pochi giorni più di 15.000 firme dalla cittadinanza bolognese che si è schierata al nostro fianco contro la repressione e per difendere il diritto al dissenso intaccato dalla chiusura evidente degli spazi democratici anche nelle nostre scuole", continua il collettivo: quindi ora "vogliamo che il sindaco, che si è espresso in questi giorni a favore del dialogo e del rispetto delle occupazioni studentesche, convochi il Comitato di ordine pubblico immediatamente per fermare sospensioni e denunce".
Passiamo alla povertà. Sono oltre 7.000 i senza dimora in Emilia-Romagna, di cui 3.000 a Bologna. A fare il punto sullo stato di servizi e progetti a favore delle persone in situazione di grave marginalità è il convegno "Dalla tradizione all'innovazione nei servizi per le persone senza dimora", che si è tenuto oggi a Bologna alla Fondazione Lercaro. Promosso dalla Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, associazione di solidarietà sociale nell'ambito della grave emarginazione adulta, ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell'assessora regionale alla Legalità e Contrasto alle povertà Elena Mazzoni. "Uno dei problemi principali - afferma l'assessora - riguarda la conoscenza sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo di questa realtà. Servono dati aggiornati e continuativi, fondamentali per un monitoraggio efficace e tempestivo della situazione e in grado di restituire la reale portata del fenomeno, che resta in larga parte sommerso". "Il secondo nodo centrale- spiega ancora Mazzoni- è quello delle risorse. Non solo in termini di quantità, ma anche di stabilità, un aspetto fondamentale per garantire interventi efficaci nel tempo e uscire dalle logiche dell'emergenza".
Ora la cronaca nera. Sono state rinvenute nella notte, nei pressi dello stadio di Santa Marta, città turistica di oltre mezzo milione di abitanti e capitale del dipartimento di Magdalena, nella regione dei Caraibi, nel nord della Colombia, le parti restanti del corpo smembrato del 42enne biologo italiano Alessandro Coatti, originario di Argenta, nel ferrarese. Questo terzo ed ultimo macabro ritrovamento è avvenuto vicino alla zona dove era stata trovata da un gruppo di bambini la valigia con all'interno la testa e gli arti dell'ex ricercatore della britannica Royal Society di Biologia. Proprio grazie a questo primo ritrovamento, la polizia colombiana era riuscita a risalire all'identità di Coatti per il bracciale di un albergo che il nostro connazionale aveva al polso. Altri pezzi del corpo erano poi stati trovati invece in un'altra zona della città.
Spostiamoci a Parma. La Polizia ha eseguito un decreto di perquisizione adottato dalla Procura della Repubblica di Parma nei confronti di sei persone sospettate di fare parte del Movimento Nazionalsocialista dei Lavoratori, gruppo di estrema destra, caratterizzato da una marcata ideologia neo-nazista, razzista ed antisemita. Il blitz ha consentito di trovare materiale utile alle indagini: tre tirapugni e sette armi bianche, magliette e felpe riconducibili al movimento in questione oltre a vari opuscoli e volantini. Nelle case degli indagati sono stati trovati anche quadri e stampe con simbologia nazista. Sequestrati inoltre due pc e un telefono cellulare. I sei sono indagati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
Voltiamo pagina. I tralicci usati per la torre di Pisa per mettere in sicurezza la Garisenda sono ancora nell’azienda Trevi di Cesena. I primi test degli esperti sono andati bene, ora tocca solo adattarli alla struttura della Torre. Ma, come spiega l’ingegner Raffaela Bruni che guida il comitato del restauro e della messa in sicurezza della Garisenda malata, il nodo sono i “test di tiraggio”. “Stiamo facendo una revisione delle modalità di tiraggio per monitorare i comportamenti della Garisenda. E stiamo pensando a due fasi: fase uno e fase due”, fa sapere Bruni. Va capito in pratica come “tirano” i tralicci della Torre, dalla parte opposta alla pendenza della Garisenda”. Da qui, la necessità di predisporre due fasi di monitoraggio e quindi due fasi di aggiustamento del “tiraggio”. Un’operazione tecnica già al vaglio della Soprintendenza. Il risultato di tutta questa task force sui tralicci? Probabilmente un allungamento dei tempi.