Michele proviene da un paesino della Puglia dove frequenta un bar di provincia “ abbastanza sgangherato da risultare una buona palestra di vita”.
Si muove negli anni 80 del secolo scorso quando l’attività intensa del cosiddetto ascensore sociale consente a lui e a tanta gente riveniente da classi sociali non certo privilegiate di fare il tanto sperato salto di qualità, probabilmente a discapito dell’etica e della deontologia, in vari settori delle attività umane.
Rifiuterà la carriera accademica e dopo la laurea in architettura svolgera l’attività molto redditizia a Roma, sfiorando il pericoloso mondo di mafia capitale pagandone le conseguenza.
Proverà a riavvicinarsi al mondo universitario,conoscerà Giulia,professoressa d’informatica ,anche lei pugliese.
Si recheranno in valle d’Itria dove una vecchia signora nonna di Giulia, prima di morire , vorrebbe ristrutturare una delle tante antiche masserie tipiche del territorio pugliese. In quel contesto ,la fragilità emotiva di Michele ,impaurito dall’avvicinarsi di un tempo che egli ritiene distopico, trans umanesimo, integrazione dell’uomo con la macchina, potenti computer quantistici capaci di controllare la vita dei singoli ed anche il metaverso, Michele guidato da Giulia cercherà una strada per liberarsi dalla sua naturale accidia e cattiva volontà individuando un “senso della vita” più consono a lui e forse anche al resto dell’umanità.
Ovviamente il romanzo è costellato da altri personaggi.
Speciale ci pare quello di Nonna Maria.