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Carissimi Roberta e Marco, oggi, mentre vi accompagniamo in questo momento tanto importante, mi lascio guidare dalla bellezza delle letture che avete scelto. Nel Cantico dei Cantici risuona forte il desiderio di relazione: l’amato balza tra i monti, cerca l’amata, la invita ad uscire dal suo nascondiglio. È una chiamata dolce ma decisa: "Alzati, amica mia, vieni!".

Mi colpisce il desiderio profondo di dialogo, di intimità, di vicinanza: "Fammi sentire la tua voce, fammi vedere il tuo viso". E poi quella frase meravigliosa: "Mettimi come sigillo sul tuo cuore". Il sigillo, un segno d’unione che non è possesso, ma appartenenza. Non chiusura, ma custodia. Non prigione, ma fioritura.

Voi oggi non vi dite semplicemente “sei una parte importante della mia vita”, ma qualcosa di più profondo: “tu sei la mia vita, con tutto ciò che sei, con tutto il tuo esserci”. È questa la promessa: un amore che si concretizza nella fedeltà quotidiana, nella continua ricerca l’uno dell’altra. Un amore che non si accontenta di parole, ma si fa carne ogni giorno, in gesti, attenzioni, perdono, cura.

L’amore come offerta totale

San Paolo ci offre parole preziose per comprendere cosa significhi vivere questo amore. Ci invita a offrire non solo il nostro tempo o la nostra attenzione, ma i nostri corpi come sacrificio vivente. È un’offerta totale, concreta, quotidiana.

E poi ci regala quattro perle sull’amore autentico: amatevi con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda, siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione. Quanto è bella l’idea di una “gara nella stima”! Quasi un gioco santo: chi oggi saprà dire più parole di stima all’altro? Chi saprà valorizzare di più l’altro?

L’amore fraterno che Paolo ci propone non sminuisce l’amore sponsale, ma lo radica nella realtà concreta dell’amicizia, del rispetto, dell’ascolto. È un invito a proteggersi, a sostenersi, a non dare mai per scontato l’altro.

Vivere la gioia e il dolore insieme

Nel cammino che oggi inizia per voi, ci sarà letizia, ma anche tribolazione. E allora, dice ancora San Paolo, siate lieti nella speranza, quella speranza che dà senso anche ai giorni più difficili. E quando arriveranno i momenti oscuri – perché la vita li porta inevitabilmente – siate costanti nella tribolazione, cioè restatevi accanto, sorreggetevi a vicenda.

E ancora: rallegratevi con chi è nella gioia, piangete con chi è nel pianto. Questo è il cuore della compassione: saper condividere le emozioni dell’altro, non solo tra voi, ma anche con gli amici, con le vostre famiglie, con la comunità. La vostra unione diventa così un seme di pace.

Vivete in pace con tutti, dice Paolo. Ma quella pace parte da dentro, dalla vostra relazione. È una pace fatta di perdono reciproco, di riconciliazione, di piccoli gesti quotidiani che dicono “sono con te, anche oggi”.

Non servi, ma amici: l’amore ricevuto che diventa dono

Il Vangelo ci regala parole profonde: "Non vi chiamo più servi, ma amici". L’amore che vi unisce oggi non è fatto di obblighi, ma di amicizia profonda, di libertà, di scelta. Gesù ci comanda di amarci come Lui ci ha amati. E da dove viene questa capacità di amare? Dall’amore ricevuto.

Voi avete imparato ad amare perché siete stati amati: dai vostri genitori, dalle vostre famiglie, dagli amici, da chi vi ha accompagnato. È da questo amore “immeritato” che scaturisce la capacità di amarvi tra voi. Come mai Roberta trova bello Marco? Perché lui le vuole bene. Ma perché le vuole bene? Non lo so, direste voi. Eppure è così: vi volete bene perché siete fatti l’uno per l’altra.

Scegliersi ogni giorno, portare frutto insieme

Gesù dice: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi". Questa scelta è fondamento, ma è anche compito. Ogni giorno dovrete sceglierci di nuovo: nei momenti di gioia e in quelli di stanchezza, quando la vita cambia, quando cambiate voi.

In ogni decisione importante – il lavoro, la casa, la famiglia – dovrete sempre tornare lì: alla scelta reciproca. Perché è nel scegliersi ogni giorno che si porta frutto. Un frutto che rimane.

Il frutto della vostra unione non si misura solo nei figli, nel successo, ma in una fecondità più grande, spirituale, comunitaria. Una vita condivisa porta un frutto più grande di ciò che si potrebbe fare da soli. Ed è questo che oggi testimoniate a noi: che l’amore condiviso è più fecondo, più pieno, più eterno.

Una testimonianza che ci tocca e ci guida

Grazie, Roberta e Marco. Grazie perché con la vostra scelta ci permettete di toccare con mano quanto possa essere bella una vita donata. La vostra testimonianza oggi è luminosa – nei vostri abiti, nella vostra eleganza, ma soprattutto nel vostro “sì”.

È un dono grande per le nostre famiglie e per la nostra comunità. Siete segno vivo di ciò che la Scrittura ci ha raccontato oggi. Adesso, in silenzio, preghiamo per voi, per affidarvi alla grazia del Signore, perché vi accompagni ogni giorno in questa scelta di amore, di fedeltà e di pace.