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Stavo riflettendo sulla bellezza della scena evangelica in cui Maria di Magdala cerca Gesù, e l’ho trovata davvero toccante. Colpisce quella sua insistenza: “Hanno portato via il mio Signore”, dice. Lo sentiva profondamente suo. Ma quando si risolve la sua angoscia? Quando avviene la svolta? Quando Gesù la chiama per nome. È in quel momento che lei lo riconosce. Non lo aveva riconosciuto prima: né dalla sua figura né dalla sua voce generica. Solo quando Lui dice: “Maria”, allora capisce che è Lui. Questo è un passaggio potentissimo.

Il nome è qualcosa di profondamente personale. Anche per me è così: non mi piace essere chiamato “donna”, perché non è il mio nome. È come un’etichetta, un ruolo, e mi fa sentire distante. Il mio nome è Andrea, ed è così che mi sento riconosciuto davvero.

Chiamarci per nome: un gesto d’amore

Riflettendo su questo, penso a quanto sarebbe bello se ci chiamassimo più spesso per nome. Oggi usiamo spesso soprannomi, abbreviazioni, ma il nome proprio ha un valore speciale. Quando qualcuno ci chiama per nome in un modo che ci tocca, è un momento importante, raro. Di solito accade quando c’è amicizia vera, una storia condivisa, oppure quando ci si innamora. Il nostro nome custodisce in sé l’identità più profonda, e il Signore ci riconosce proprio così: chiamandoci per nome.

Il Battesimo: la prima chiamata

Il momento più importante in cui riceviamo il nostro nome è alla nascita, ma ancora di più al battesimo. È lì che, liturgicamente, il nostro nome viene consacrato. È quello il nome con cui Dio ci chiamerà per sempre, il nome con cui siamo scritti nel suo cuore.

Vi siete mai chiesti qual è la data del vostro battesimo? Sarebbe bello conoscerla, tenerla a mente come facciamo con il compleanno. Perché lì siamo stati chiamati per nome da Dio. E sembra che anche alla fine dei tempi, nella risurrezione, saremo chiamati per nome: e solo così risorgeremo.

L’esempio di Maria Maddalena

Maria Maddalena è per me un’immagine bellissima della risposta alla chiamata. Appena sente il suo nome, il suo pianto si ferma. Non riesce nemmeno a toccare Gesù, perché Lui le dice di non trattenerlo, e subito corre ad annunciare. Quel momento brevissimo con Gesù la riempie di una forza nuova: si sente riconosciuta, amata, confermata. Ecco perché ci affidiamo a lei, perché ci insegna che basta una chiamata vera, col nostro nome, per farci rinascere.