Listen

Description

Nel Vangelo di Luca, protagoniste della scena sono delle donne straordinarie, discepole appassionate, attente, che hanno seguito Gesù fin dalla Galilea. Queste donne avevano anche accompagnato Giuseppe d'Arimatea nella sepoltura del corpo di Gesù, osservando attentamente ogni dettaglio. Dopo aver preparato aromi e oli profumati per la sepoltura, si erano fermate per il riposo sabbatico, come prescritto. Questo momento di pausa le porta – come anche noi oggi in questo sabato santo – a rievocare gli eventi vissuti, spesso traumatici, ma anche le parole ascoltate durante la Settimana Santa.

Quando, all’alba, si recano al sepolcro, trovano la pietra rimossa ma non trovano il corpo di Gesù. Il Vangelo sottolinea questo verbo – "trovano" e "non trovano" – per indicare la loro attitudine di ricercatrici. Sono donne concentrate, riflessive, che hanno intrapreso un lungo percorso di sequela e di osservazione.

Dalla ricerca alla memoria: l’annuncio della vita

La ricerca delle donne non si ferma di fronte alla mancanza del corpo: esse si pongono domande, riflettono, cercano di comprendere. Questo le avvicina a ciò che Gesù aveva chiesto nel Giovedì Santo: “capito quello che ho fatto per voi?”. Sono, dunque, persone che pensano, riflettono, cercano un senso.

In questo contesto, appaiono due figure misteriose che pongono una domanda centrale: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?" Non si tratta di abbandonare la ricerca, ma di orientarla in modo diverso: cercare Gesù come vivente, non come morto. I due invitano le donne a ricordare le parole dette da Gesù quando era ancora in Galilea, dando loro un altro strumento fondamentale: la memoria.

La memoria delle parole di Gesù, ma anche delle azioni di Dio lungo la storia, si rivela decisiva. Durante la Veglia, anche noi abbiamo ripercorso le grandi tappe della salvezza: dalla creazione nella Genesi (cap.1-2) – in cui Dio porta ordine nel caos e dona, crea la vita – fino alla chiamata di Abramo (Gen 22), provato nella fede con il sacrificio del figlio Isacco.

Dio è il grande ricercatore di vita nelle situazioni di morte. Lo vediamo nella liberazione dall’Egitto (Es 14), simbolo di tutte le schiavitù moderne: nel lavoro, nella povertà, nella prostituzione. Lo vediamo nella fedeltà nonostante il tradimento, come nel caso della donna infedele ma ancora amata (Is 54). Lo vediamo nel popolo in esilio (Is 55), affamato e assetato, oggi riflesso nei popoli devastati dalla guerra, come in Ucraina e a Gaza.

Dio cerca ancora oggi, vuole ancora portare vita. Cerca dove porre la sua sapienza, dove far dimorare la sua legge in mezzo all’ignoranza e alla durezza del cuore (Bar 3-4). Cerca i figli dispersi, come dice il profeta Ezechiele (cap. 36), per donarci un cuore nuovo e uno spirito nuovo.

La Lettera ai Romani (cap.6) ci ricorda che Dio viene a cercare noi peccatori, per immergerci nel battesimo e donarci la vita in Cristo.

È una ricerca che commuove, che ci fa sentire cercati con amore. Le donne fanno da specchio a questa ricerca divina: anche loro cercano, ma è Dio il primo a mettersi in movimento verso di noi.

Le donne ricordano una parola centrale detta da Gesù: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato, crocifisso e risorga il terzo giorno." Questo “bisogna” indica un passaggio necessario: solo attraverso la croce si arriva alla risurrezione. Ed è proprio questa nuova vita il cuore della speranza cristiana.

Il Cero pasquale, acceso durante la liturgia, simboleggia questa luce che entra nella nostra tenebra. Non siamo più morti, ma viventi. La seconda lettura di domani ce lo ricorderà: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù."

Dalle ricercatrici alle annunciatrici: un movimento da non fermare

Le donne, dopo aver ricevuto l’annuncio, non si fermano. Diventano annunciatrici. Vanno dagli Apostoli e raccontano quanto hanno visto e ricordato. I nomi citati – Maria di Magdala, Giovanna, Maria madre di Giacomo, e tante altre – compongono un “gruppone” di ricercatrici che si trasformano in missionarie. Il loro movimento deve diventare anche il nostro.

Gli Apostoli, però, inizialmente non credono: le parole delle donne sembrano loro dei vaneggiamenti perché non si sono mossi, non hanno iniziato la ricerca. Solo Pietro si muove, andando al sepolcro.

Anche per lui, e per ciascuno di noi, ci vorrà tempo per credere davvero. La fede richiede una ricerca personale, fatta di ascolto, memoria e fiducia.

Non avremo forse una risposta chiara e immediata, ma possiamo – come le donne – metterci in cammino. La Pasqua è il tempo della ricerca del Vivente, del Risorto.

È tempo di ascoltare di nuovo le sue parole, di ricordare l’opera di Dio e di lasciarci raggiungere dalla sua vita nuova.

In questa Pasqua, che si apre con una liturgia ricca di segni e di luce, siamo invitati anche noi a non fermarci, a cercare il Risorto, il vivente che ci dà la vita.