Quando ascolto le parole di Paolo a Timoteo, mi colpisce subito la sua sincerità: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori. Paolo aggiunge una cosa sorprendente: il primo dei quali sono io. Non dice “ero io”, come se fosse una realtà passata, ma “sono io”. Mi colpisce la sua consapevolezza continua di essere peccatore, di vivere nella propria piccolezza e indegnità.
Il dono della misericordia
Eppure proprio da questa sua condizione Paolo riconosce di avere ricevuto misericordia. Non perché se lo fosse meritato, non perché fosse diventato bravo, ma come dono puro, gratuito, immeritato. È la logica della grazia: Dio lo ha investito e ricoperto di misericordia proprio perché peccatore. È un regalo inaspettato, ancora più grande quando raggiunge chi si sente lontano e fragile.
La magnanimità di Dio
Paolo dice che in lui Dio ha voluto mostrare tutta la sua magnanimità. Mi fa pensare al cieco nato del Vangelo di Giovanni: non vedeva nulla, e improvvisamente gli occhi gli si aprono. Continua a dire a tutti: “Io prima non vedevo, ora ci vedo”. Così Paolo: prima era cieco, ora vede, perché è stato rivestito di misericordia.
Anche per noi è così. Se vogliamo essere di esempio, non basta mostrare solo le nostre opere buone. Ciò che davvero testimonia è la grandezza di Dio nella nostra vita, il Suo amore che ci ha perdonati. Io posso dire: “Guarda quanto Dio è stato grande con me, quanto mi ha amato nonostante la mia miseria”. È questa gioia che diventa testimonianza.
L’umiltà come via di grazia
Per vivere tutto questo serve un’umiltà sincera. Maria stessa lo ha riconosciuto: “Il Signore ha guardato l’umiltà della sua serva”. La sua era una piccolezza di creatura amata; la nostra invece è segnata dal peccato. Ma in entrambe le situazioni si manifesta la misericordia di Dio. Noi siamo la prova vivente della sua misericordia: il perdono che riceviamo è il frutto buono che mostra la potenza del Vangelo.
L’Eucaristia e la testimonianza
Come Paolo, anch’io posso diventare segno per gli altri. È nell’Eucaristia che rinnovo questo dono: chiedo perdono per i miei peccati, ascolto la sua Parola, ricevo Cristo stesso. Così, riempito della sua misericordia, torno a casa e al lavoro con un compito chiaro: risplendere di misericordia.
Vivere la giornata nella luce del Padre
In questa giornata che precede la Domenica, mi sento chiamato a essere testimone dell’amore infinito del Padre. Nonostante la mia fragilità, il suo perdono mi avvolge e mi rinnova. Ed è questo che posso portare agli altri: il segno concreto che la misericordia di Dio è più grande di ogni limite umano.