“Quale grande amore ci ha dato il Padre” – Vivere la somiglianza con Dio nella via dei Santi
Vedere l’amore del Padre
Nella la prima Lettera di Giovanni di oggi, mi colpisce profondamente l’invito a “vedere quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio”. È un appello a guardare, a riconoscere, a prendere coscienza di un amore immenso che il Padre riversa su ciascuno di noi. In questa Festa di Tutti i Santi, questa parola risuona in modo particolare: i Santi che ricordiamo e invochiamo sono uomini e donne come noi, che hanno vissuto la stessa umanità e ci mostrano la bellezza della vita evangelica, la via tracciata da Gesù.
Attraverso la loro testimonianza, comprendo che Dio ci ama davvero, in modo profondo e misterioso. È un amore che ci fa figli: figli di Dio, figli del Padre, dunque protetti, custoditi, accompagnati. Ma Giovanni aggiunge qualcosa di sorprendente: “quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è”. Questa prospettiva apre un orizzonte più ampio. Siamo già amati e figli, ma c’è qualcosa che ancora non vediamo, che ci verrà rivelato pienamente quando Dio si manifesterà. Solo allora capiremo che siamo simili a Lui, perché lo vedremo faccia a faccia.
La somiglianza nascosta
Cosa significa essere simili a Dio? Fin dalla Genesi sappiamo di essere stati creati a sua immagine e somiglianza. Tuttavia, questa somiglianza è come velata, da riscoprire, e si rivelerà pienamente solo nel momento in cui lo vedremo “così come Egli è”. Guardando Dio potremo dire: “Guarda, ci assomiglia!”. È un pensiero sorprendente, ma che trova un senso profondo proprio nella Festa di Tutti i Santi.
Il rischio è quello di percepire i Santi come figure lontane, irraggiungibili, perfette. E invece, ciò che affascina nella loro vita è il modo in cui hanno vissuto il Vangelo nella concretezza delle loro fatiche e tribolazioni. La prima lettura parla di coloro che “vengono dalla grande tribolazione” e che “hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello”. I Santi non sono eroi senza dolore: sono uomini e donne che, nella sofferenza, nei lutti, nelle persecuzioni e perfino nel martirio, hanno rivelato il volto di Dio.
Penso ai martiri di Monte Sole, gente semplice e comune, con le loro famiglie e comunità, che nella loro fedeltà al Vangelo hanno testimoniato una somiglianza profonda con Dio. Questa somiglianza non è solo umana, ma divina: ci rende partecipi della vita stessa di Dio. È ciò che Gesù ci insegna nel discorso della montagna, nelle beatitudini, dove ci mostra che vivere come Lui, con semplicità e mitezza, è già una partecipazione alla sua santità.
Le beatitudini: la via concreta della somiglianza
Le beatitudini, dice Gesù, sono immagini molto concrete della vita vissuta in comunione con Dio. Esse ci mostrano come vivere già ora questa somiglianza con Lui, in una chiave di gioia, di pace e di speranza.
“Beati i poveri in spirito”: chi sono? Non solo i poveri di mezzi, ma coloro che riconoscono la propria povertà di risorse, di intelligenza, di iniziativa. Sono i piccoli, i semplici, coloro che non si appoggiano sulle proprie forze ma sul Signore. A loro appartiene il Regno dei Cieli.
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”: il pianto esprime tante nostre situazioni di sofferenza – per la malattia, la solitudine, le difficoltà familiari – ma in quel pianto riconosciamo il bisogno di Dio, e in Lui troviamo consolazione.
“Beati i miti”: sono coloro che non sgomitano, non prevaricano, non rispondono alla violenza con la violenza. I miti sanno aspettare, restano saldi nel silenzio, e proprio per questo erediteranno la terra.
“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”: è la fame di un mondo più giusto, il desiderio ardente di verità e di bene. È la lotta interiore di chi non si rassegna all’ingiustizia, ma continua a cercare il volto giusto di Dio.
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”: questa è forse una delle più difficili. Spesso ci accorgiamo di quanto ci costi guardare con misericordia chi ci è vicino o le situazioni del mondo. Ma la misericordia si riceve solo donandola. È un circolo di grazia che ci rende simili al Padre.
“Beati i puri di cuore, gli operatori di pace”: il mondo ha un bisogno urgente di pace, nelle famiglie, nelle comunità, nei luoghi di lavoro, tra i popoli. Operare la pace è un’arte, un compito da artigiani. E Gesù lo pone tra le vie della beatitudine.
Infine, “Beati i perseguitati per la giustizia”: anche la persecuzione e l’insulto diventano luoghi di comunione con Lui. In tutte queste situazioni Gesù ci rivela che possiamo essere simili a Lui se viviamo con apertura e fiducia, cercando il suo modo di abitare la vita.
Ricercare la somiglianza ogni giorno
Essere misericordiosi, miti, puri di cuore non è spontaneo, lo so bene anch’io. Ma il Vangelo di oggi mi sprona a desiderarlo, a ricercare questa somiglianza con Gesù nella mia vita quotidiana. È una ricerca che non si compie in astratto, ma nelle relazioni, nel lavoro, nelle scelte, nella pazienza di ogni giorno.
Forse possiamo anche scegliere una sola beatitudine da vivere, una sola, e lasciarci guidare da quella, perché tutte si richiamano e si sostengono a vicenda. I Santi ci hanno mostrato proprio questo: essere simili a Gesù nelle situazioni concrete della vita. E questa è la via di una santità possibile, alla portata di ciascuno di noi. Quando viviamo il Vangelo, diventiamo luce per gli altri, testimonianza silenziosa ma eloquente.
La gioia di essere figli e Santi
“Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”. Questa consapevolezza accende la gioia profonda della festa di oggi. La nostra ricompensa non è nelle soddisfazioni immediate di questa vita, ma nella comunione eterna con i Santi e con Dio stesso.
Ringrazio il Signore per questa chiamata e per tutte le situazioni, anche quelle difficili, che mi aiutano a percorrere la strada del Vangelo. Mi unisco alla lode dei Santi in cielo, riconoscendo che ogni giorno posso scoprire, un po’ di più, la mia somiglianza con il volto di Dio.