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Il brano evangelico di oggi, tratto dal Vangelo di Giovanni (4,43-54), ci presenta la toccante supplica di un funzionario del re, che a Cana di Galilea implora Gesù: "Signore, scendi, prima che il mio bambino muoia".

Questa richiesta accorata risuona nella Basilica delle Tre Fontane, luogo dove san Paolo ha donato la sua vita. C'è un parallelismo tra il mistero della pienezza vissuto da Paolo e la situazione di questo padre disperato, che ancora non vede la speranza nel destino del figlio. La preghiera di un genitore per la vita del proprio figlio è forse una delle più drammatiche e profonde, e la risposta di Gesù – "Va', tuo figlio vive" – richiede un atto di fede assoluta.

Credere alla parola del Signore

Il Vangelo sottolinea un elemento fondamentale: "Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino". Egli non chiede segni o prodigi, ma si affida pienamente alla parola di Cristo. Solo in seguito, quando verifica l'ora in cui il figlio ha iniziato a stare meglio, realizza il compimento della promessa divina.

Questa fiducia è la stessa che ha animato san Paolo, che ha vissuto la sua missione fondandosi sulla Parola ricevuta direttamente dal Signore, in perfetta armonia con la rivelazione antica. La fede di Paolo lo ha condotto non solo alla Croce, ma soprattutto alla certezza della Risurrezione, cuore del messaggio cristiano.

Una nuova creazione: la speranza della vita rinnovata

La prima lettura, tratta dal profeta Isaìa (65,17-21), annuncia la creazione di "un cielo nuovo e una terra nuova", un messaggio di speranza per il popolo deportato. Dio dichiara: "Creo Gerusalemme per la gioia e il suo popolo per il gaudio".

Questo annuncio di redenzione si manifesta in una promessa di vita nuova così forte che il passato non verrà più ricordato. Il popolo di Israele, tornato a Gerusalemme, è chiamato a una relazione rinnovata con Dio, così come quel bambino guarito si apre a un nuovo futuro. Isaìa descrive questa pienezza con parole potenti: "Non ci sarà più un bambino che viva solo pochi giorni, o un vecchio che non raggiunga la pienezza della sua vita".

Un cammino di fede e fiducia

Anche per noi questo passo del Vangelo e la profezia di Isaìa sono un invito a fidarci di Dio. Come il padre del bambino malato, possiamo portare davanti a Lui le nostre richieste, i nostri pesi, le relazioni difficili, le oscurità che ci opprimono.

La fede ci chiede di guardare avanti, di non restare ancorati al passato e alle sue difficoltà, ma di aprirci al dono di Dio. Questa novità è la vita eterna, che non è solo una promessa futura, ma un anticipo di redenzione, gioia e riconciliazione già qui e ora.

Conclusione: un atto di fiducia umile ma sicuro

Siamo chiamati, con umiltà e fiducia, a sperare in questa vita nuova che solo Dio può donarci. Come il padre del bambino, crediamo alla Sua parola e mettiamoci in cammino verso la pienezza della vita che il Signore ci ha promesso.