Dalle parole dell’angelo colpisce il saluto a Maria e l’annuncio del figlio: «Sarà grande, sarà chiamato figlio dell’Altissimo, il Signore gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe». Fin dalle prime frasi, Maria comprende che il bambino che riceverà come dono sarà un re, un re per il Signore. Questa consapevolezza non è astratta: Maria inizia a preparare il figlio fin dai primi giorni della sua vita, immaginandola come una madre che accompagna piano piano il bambino verso ciò che dovrà vivere.
L’inizio del suo compito: servizio e maternità concreta
La maternità di Maria non si limita al momento dell’annunciazione: lì comincia il suo compito. Lo dimostra subito andando da Elisabetta per offrirsi nel servizio e nella carità. Da giovane donna, con poche indicazioni ricevute dall’angelo, Maria si mette a disposizione con il bambino piccolo. Si intuisce che è stata sempre vicina a Gesù, in un dialogo costante, anche quando lo ritrova già grande a Gerusalemme. Ha la responsabilità di aiutarlo a entrare nella sua condizione di re, una regalità particolare, non di dominio ma di offerta della vita.
Maria maestra di regalità nell’umiltà
Maria insegna a Gesù giorno dopo giorno questa regalità fatta di amore e sacrificio. Anche se Gesù è Figlio di Dio e sa tutto, nell’umanità concreta del quotidiano apprende nel dialogo, nel rapporto con i fratelli. Nel Vangelo di Giovanni vediamo i fratelli di Gesù che non credono in lui e lo spingono a farsi vedere, a mostrarsi. Maria, invece, lo accompagna con pazienza. Questo ruolo materno è fondamentale: le madri influenzano il carattere e il modo di affrontare la vita. Maria è diventata regina fin da subito custodendo il re eterno e insegnandogli a diventare re d’amore, re sulla croce.
La profezia di Isaia: gioia in tempi difficili
La prima lettura, dal profeta Isaia, parla di gioia in un momento di tenebra e oppressione. Si annuncia un bambino che porta luce e consolida il trono con diritto e giustizia. Questa lettura, tipica della notte di Natale, ricorda che la regalità di Dio non è un’utopia bucolica ma un impegno concreto per la giustizia, la difesa dei poveri e degli oppressi. È una missione che richiede la vita donata.
Regalità, pace e responsabilità personale
Affidiamoci a Maria in questa giornata di preghiera per la pace. La regalità secondo il Vangelo è la luce che attraversa tutte le guerre: in Europa, in Medio Oriente, a Gaza, nei territori di Gerusalemme e in tutti i paesi. Ma questa pace comporta una responsabilità: se non la viviamo tra di noi, sarà difficile chiederla come dono. Dobbiamo imparare da Maria e concretizzare la pace nei gesti quotidiani: con i vicini di casa, con figli lontani, attraverso piccoli gesti concreti e anche il digiuno, come consiglia Papa Leone. Tutto affidandoci alla misericordia di Dio.