Il tema centrale dei testi di oggi è la lontananza, l’essere fuori, separati, esclusi. Si parte dalla promessa contenuta negli Atti degli Apostoli, laddove Pietro afferma che essa è rivolta non solo a coloro che lo ascoltano, ma anche “ai vostri figli e a tutti quelli che sono lontani”. Anche Maria Maddalena, nel racconto evangelico, è fuori dal sepolcro, simbolicamente lontana, immersa nel dolore e nell’assenza.
Questo essere “fuori” rappresenta ogni forma di separazione dal Signore: la distanza fisica, emotiva, spirituale, e anche la condizione del peccato.
La lontananza più grande: il peccato e il rinnegamento
Pietro, nel suo discorso alla casa di Israele, afferma con forza che “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. Questo riconoscimento fa nascere un senso di colpa profondo, un “trafiggere il cuore”. È una presa di coscienza dolorosa: essere corresponsabili della morte del Messia.
Questa è presentata come la condizione di lontananza più grande: rendersi conto del proprio peccato, del proprio contributo – diretto o indiretto – a quell’evento tragico. È una distanza interiore, radicale.
La promessa della vicinanza attraverso lo Spirito
Nonostante questa colpa, la promessa rimane valida: “riceverete il dono dello Spirito Santo”. È per voi, per i vostri figli, per chi è lontano. Anche la lettera agli Efesini lo afferma chiaramente: “voi che eravate lontani, siete divenuti vicini per mezzo del sangue di Cristo”.
Questa è una notizia da accogliere, anche quando ci si sente distratti, indifferenti, trascurati nel rapporto con Dio. Il dono dello Spirito Santo non è riservato a pochi perfetti, ma è offerto a tutti, anche – e soprattutto – ai lontani.
L’esempio di Maria Maddalena: lontananza subita e vicinanza donata
Maria Maddalena rappresenta un’altra forma di lontananza: quella del lutto, della perdita, della confusione. Non è colpa sua se il corpo del Signore non c’è più. È un’assenza che non si riesce a spiegare, che la getta nella disperazione.
Eppure Gesù le si fa vicino, la chiama per nome, la cerca. È un gesto di intimità profonda: il Signore conosce la sua sofferenza e vuole consolarla. Il riconoscimento della voce amata – come nel Cantico dei Cantici – fa scaturire in lei una gioia immensa. Lo chiama “Maestro”, segno di una relazione ritrovata.
Anche Pietro: da lontano a testimone
Pietro stesso, che ora parla con autorità alla casa di Israele, è stato lontano. Lo ha rinnegato, lo ha seguito da lontano, come racconta il Vangelo di Giovanni. Anche lui ha conosciuto il peso della distanza, nonostante fosse uno dei più vicini.
Eppure proprio lui, da quella lontananza del rinnegamento, è diventato annunciatore della vicinanza del Signore risorto. Un segno che nessuna distanza è definitiva.
La risurrezione: la distanza è colmata
Con la risurrezione di Gesù, la distanza viene colmata definitivamente. Egli non può più essere trattenuto, imprigionato, ma il suo salire al Padre assicura che la separazione non ci sarà più. Dice “Padre mio e Padre vostro”, stabilendo una comunione nuova, profonda, inclusiva.
È un cammino che coinvolge tutti: Maria, i discepoli, chi ascolta Pietro, chi si sente lontano oggi. Tutti sono chiamati a partecipare a questa relazione di amore.
Una chiamata universale: nessuno escluso
Il messaggio è chiaro e potente: nessuno è escluso. La relazione con il Signore è una strada di avvicinamento, una camminata insieme. È motivo di grande gioia, di annuncio. Non esistono “lontani” destinati a restare tali.
In questo orizzonte, l’omaggio a Papa Francesco è spontaneo: ha speso la vita per far sentire vicini al Signore tutti, specialmente quelli che si sentivano esclusi. La sua testimonianza ha aperto molte strade di incontro.