Listen

Description

Il Salmo 33 dice: “L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera.” È un’immagine bellissima. Sento che Dio non è lontano, ma si accampa, si avvicina, si fa presenza viva per proteggermi. Non solo visita, ma si accampa: resta, sta con me, mi circonda come una protezione concreta.

Mi viene subito in mente l'angelo degli Atti degli Apostoli: non solo libera gli Apostoli dalla prigione, ma gli dà un comando che, umanamente, appare quasi assurdo. Li rimanda proprio lì dove erano stati arrestati: “Andate a proclamare al popolo, nel Tempio, tutte queste parole di vita.” È incredibile. Non li invita a nascondersi o a tacere, ma li rimanda nel cuore della città, là dove tutti possono vederli e sentirli.

Una testimonianza senza paura

Gli Apostoli non esitano: obbediscono con prontezza, con gioia. E non lo fanno di nascosto, ma pubblicamente. Non si chiudono nei vicoli, non scelgono la sicurezza delle periferie: tornano nel Tempio. A parlare di Gesù. A dire tutto, a condividere “queste parole di vita”.

Mi interroga questa scelta: quanto spesso io, invece, tendo a nascondermi? Quanto spesso scelgo la prudenza, il compromesso? Eppure il comando è chiaro: testimoniare nel luogo pubblico, senza paura.

Non una fuga, ma una missione

La liberazione che ci viene da Dio non è mai evasione, non è mai una scorciatoia magica. Non è una fuga dalla realtà. Quando Dio ci libera, lo fa per rimetterci in cammino. Perché possiamo tornare a vivere con forza, per testimoniare la luce che abbiamo incontrato.

Le nostre prigionie – che possono essere tante: paure, mediocrità, isolamento, pigrizia – non vengono cancellate con un colpo di bacchetta magica. Ma Dio ci tira fuori, ci libera, perché possiamo portare quella luce proprio là dove c'è buio. E non è una luce sempre comoda. Spesso la luce ci infastidisce, ci disturba. La fuggiamo. Eppure ne abbiamo bisogno. Ne ho bisogno io, ne ha bisogno il mondo.

Un amore che non si impone

Il Vangelo ce lo dice con chiarezza, con parole che conosco bene e che ogni volta mi emozionano: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito.” Quel “tanto” è la misura dell’amore di Dio. Un amore che non si risparmia. Che non trattiene nulla. Che dona il meglio: il Figlio. E lo dona per tutti, per il mondo intero.

Dio non obbliga. Non impone. Offre. Il suo amore è come quello di un padre, come quello di una madre. È un amore libero, che chiede solo di essere accolto. E io? Sono pronto ad accoglierlo davvero?

Una vita da annunciare

Allora mi rendo conto: non posso tenere per me questa luce. Non posso nascondere questa liberazione. Devo testimoniarla. Non con parole vuote, non con discorsi stanchi, ma a partire dalla mia stessa esperienza. Dalla mia vita. Da ciò che Dio ha fatto in me.

Annunciare la vita significa portare quella luce prima di tutto dove io stesso sono stato liberato. E poi, al popolo, nel Tempio – nei miei ambienti di vita, con i miei amici, con la mia famiglia, soprattutto con chi vive situazioni di difficoltà.

È una missione. Una chiamata. Un invito a uscire da me stesso, a testimoniare senza paura, con verità, con amore.