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Oggi le letture ci offrono spunti molto particolari, e sento che ci stanno prendendo per mano per accompagnare Orazio nel suo passaggio. Gli Atti degli Apostoli ci riportano a un momento tragico della Chiesa delle origini: la persecuzione, la dispersione dei discepoli, e soprattutto la morte di Stefano. È come se si fosse toccato il culmine della crisi. Ma proprio mentre la comunità vive il lutto, qualcosa di nuovo fiorisce: i discepoli, pur dispersi, cominciano ad annunciare la Parola in luoghi dove ancora non era arrivata.

Questa immagine mi ha fatto pensare immediatamente a Orazio. Daniele, il figlio, mi raccontava di come, con la sua vita, abbia saputo rimettersi in cammino, raggiungendo anche posti nuovi – come l'OPIMM e altri – diventando, pur nel suo modo semplice e professionale, un vero portatore del Vangelo. Non predicava con le parole, ma con la presenza: con affetto, con vicinanza, con semplicità. Così come i discepoli, anche lui portava gioia.

Fecondità nei Tempi di Passaggio

Credo profondamente che momenti di crisi, come la pensione o il lutto, possano trasformarsi in tempi fecondi, se vissuti con spirito di affidamento e con il desiderio sincero di rimettersi in gioco. Il Salmo di oggi ci invita proprio a questo: ad acclamare Dio anche nel dolore. “Venite e vedete le opere di Dio” – e io penso che queste opere si manifestino spesso nelle persone che ci stanno accanto.

Persone come Orazio, che con la loro presenza ci mostrano qualcosa della vicinanza di Dio. Non con i grandi gesti, ma con l'affetto semplice e concreto delle relazioni quotidiane. Sono queste le opere di Dio che possiamo davvero vedere e toccare.

Un Vangelo di Consolazione e Misericordia

Anche il Vangelo di oggi ci dà un'immagine profondamente consolante di Gesù. “Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai.” Quanta misericordia c’è in queste parole! Gesù ci rivela la volontà del Padre: che nessuno venga perduto. Nessuno viene cacciato, nessuno è escluso. Non ci sono categorie di persone indegne: il Vangelo è per tutti, e tutti possono essere accolti.

E questo è il segreto profondo della misericordia evangelica, che arriva fino alla morte. La morte non è l’ultima parola, perché la volontà del Padre è che anche nella morte nessuno venga perduto, ma che tutti possano essere risuscitati nell’ultimo giorno. È questo il dono della vita eterna che ci viene promesso.

Il Testimone Silenzioso della Presenza di Dio

Orazio, con la sua lunga vita, ce lo ha insegnato. Non con i discorsi, ma con la testimonianza di una presenza fedele. Qualcuno mi raccontava della sua costanza, anche semplicemente qui sotto il portico – ed era proprio lì, nel suo stare, che si faceva segno della presenza di Dio. Una presenza amica, silenziosa, ma profondamente eloquente.

Allora grazie, Signore, per questo nostro fratello. Accoglilo nella Tua pace e nella Tua luce, e preparaci un posto accanto a lui. Donaci la forza di vivere anche noi il Vangelo della vicinanza, specialmente nei momenti difficili, e di essere, l’uno per l’altro, segni di quella misericordia che è il desiderio più profondo del Tuo cuore.