C’è un’espressione che mi ha profondamente colpito nella liturgia della Pentecoste: lo Spirito di Dio abita in voi. Sia San Paolo che San Giovanni la utilizzano. È un’espressione che mi ha lavorato nel cuore, perché abitare vuol dire stare con noi, vivere nella nostra casa.
Mi sono chiesto: se lo Spirito fosse davvero un ospite nella mia casa, che stanza gli darei? Dove lo farei sedere a tavola? Lo tratterei come qualcuno da ascoltare continuamente o come una presenza a cui dare attenzione solo a fine giornata? La sua presenza è potente e reale.
E questa casa non è solo la nostra abitazione fisica. È anche la famiglia, la comunità. Lo Spirito abita in mezzo a noi, in ogni luogo che viviamo, anche se siamo sempre in movimento. La liturgia ci ricorda che Egli è il Paraclito, colui che sta vicino, che consola, sostiene, consiglia. Gesù stesso lo aveva promesso: Il Padre vi darà un altro Paraclito. Il primo è Lui, il Figlio.
Il dono della Pasqua: lo Spirito Santo
La Pentecoste è il coronamento di una lunga attesa: Gesù aveva promesso il dono dello Spirito per quando sarebbe tornato al Padre. Ed eccolo, finalmente, donato ai discepoli, e a noi. È il frutto più bello della Pasqua.
Dopo la sua incarnazione, il suo insegnamento, i miracoli, le parabole e soprattutto la sua morte e risurrezione, Gesù ci ha lasciato qualcosa che rimane per sempre: il suo Spirito. È una presenza viva, che continua a guidarci nella nostra storia quotidiana.
San Paolo ci dice che siamo sotto il dominio dello Spirito. Ma non è un dominio di schiavitù: è una guida amorevole, che si contrappone al dominio della carne, cioè a tutte quelle dinamiche egoistiche e autoreferenziali che ci isolano. Quante volte, nella paura, preferiamo fare di testa nostra piuttosto che fidarci di Dio?
Morti al peccato, vivi nello Spirito
La presenza dello Spirito in noi è talmente potente che, dice Paolo, ci rende morti al peccato. Questo significa che il peccato non ha più il potere di dominarci. Possiamo scegliere di non fare quelle cose che ci fanno male. Possiamo lasciarci guidare dallo Spirito.
E se questo Spirito ha risuscitato Gesù dai morti, come non darà anche a noi vita nuova? Risuscita anche le nostre piccole morti quotidiane. È lo Spirito che dà vita ai nostri corpi mortali, ci rende vivi davvero.
Inoltre, ci rende figli adottivi. Lo Spirito ci mette in una relazione filiale con Dio, possiamo chiamarlo Padre. La casa in cui Egli abita è una casa dove Dio è Padre, Gesù è il Figlio e nostro fratello. È una casa di amore, una famiglia di fratelli. E diventiamo eredi: eredi di tutto ciò che il Figlio ha ricevuto, partecipando anche alle sue sofferenze per condividere la sua gloria.
Lo Spirito ci fa annunciatori
Lo Spirito che abita in noi ci dà la capacità di esprimerci in modo nuovo. Come gli apostoli nel giorno di Pentecoste, diventiamo annunciatori del Vangelo, della comunione. Dopo aver ricevuto lo Spirito, quelle fiammelle che si sono posate su ciascuno, ogni apostolo è diventato testimone.
Tutti i presenti a Gerusalemme, provenienti da ogni parte del mondo, sentivano parlare nella propria lingua delle meraviglie di Dio. È un prodigio che continua anche oggi, nella nostra comunità. Lo Spirito ci rende capaci di annunciare il Vangelo, di proclamare la risurrezione.
Lo Spirito è maestro e memoria viva
Il Vangelo di Giovanni ci dice che lo Spirito è anche maestro. E come sarebbe bello averlo come insegnante agli esami! Perché ci insegna ogni cosa, ci educa alla vita vera: all’amore reciproco, al perdono, al dono di sé, al servizio nella famiglia e nella comunità.
Non ci insegna solo nozioni astratte, ma ci fa comprendere che le grandi verità di fede sono vere per ciascuno di noi. Cristo è risorto per me, per Andrea, per Paola, per Silvana… Dio mi ama. Questa non è solo una frase bella da scrivere, ma una realtà da sentire nel cuore.
Lo Spirito ci ricorda tutto ciò che Gesù ha detto. In un dialogo continuo, ci tiene connessi alla Parola, ce la fa ricordare, interiorizzare, vivere.
Un dono discreto ma trasformante
Per tutto questo dobbiamo ringraziare. Il dono dello Spirito che celebriamo ogni anno nella Pentecoste non è qualcosa di lontano o simbolico. È una presenza concreta, da accogliere.
Dobbiamo fargli spazio, ascoltarlo. Non è invadente, ma rischiamo di trascurarlo. Invochiamolo. Egli è già presso di noi, ma possiamo imparare a godere più pienamente della sua azione benefica.
Grazie, Signore, perché nel tuo Spirito vieni ad abitare nella mia vita, nella mia comunità, nella mia famiglia. Continua a prendermi per mano, ad illuminare il mio cammino.