Oggi, in occasione della festa, sento forte la gioia di ringraziare il Signore per il dono dell’appartenenza alla Chiesa, alla comunità guidata dal Vescovo. Per riflettere, mi sono lasciato ispirare dalla Lettera ai Romani, che mi sembra particolarmente bella e in sintonia anche con il Vangelo di domani, dove Gesù parlerà della fede grande come un granello di senape e ci inviterà al servizio.
San Paolo ci ricorda di non valutare noi stessi più di quanto conviene, ma di farlo secondo la misura della fede che Dio ci ha donato. È un invito prezioso, perché il rischio dell’autovalutazione e del confronto con gli altri è molto forte nel nostro cuore. La vera misura non è il paragone, ma la fede. Questo cambia tutto: la fede ci ricorda che abbiamo un unico Padre, un unico Maestro e che siamo tutti fratelli. Così possiamo vivere con umiltà la bellezza dell’essere uniti insieme.
Essere un solo corpo in Cristo
San Paolo aggiunge un’immagine potente: pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e membra gli uni degli altri. Questo è un richiamo che spesso dimentico: la mia fede non riguarda solo il mio rapporto personale con il Signore, ma è legata profondamente agli altri. Non posso pensare a Cristo senza pensare al suo corpo che siamo noi, fatto di tante membra unite.
In questo senso, mi chiedo quanto mi sento corresponsabile della comunione con i fratelli. Essere membra gli uni degli altri significa che il valore di ciascuno è unico e indispensabile, che ogni persona ha una luce propria da portare. È un legame irrinunciabile che fonda la nostra appartenenza alla Chiesa.
I doni e i carismi al servizio della comunità
San Paolo elenca poi i diversi ministeri e carismi che ciascuno riceve: chi ha il dono della profezia lo eserciti secondo la misura della fede; chi insegna insegni; chi esorta esorti. Nessuno deve tirarsi indietro: i doni non sono per noi stessi ma per gli altri.
Il vivere comunitario passa proprio attraverso questo scambio reciproco: condividere i doni con semplicità, diligenza e cura. Non lo facciamo per un salario o un riconoscimento, ma perché fa parte del nostro essere ciò che siamo: con il nostro carattere, con la nostra età, con le nostre relazioni. Tutto questo acquista senso nel legame con gli altri.
La carità come forza della comunità
In mezzo a tutto ciò, la carità è la linfa che sostiene e dà vita. L’amore rende vera la comunione, trasforma i doni e i ministeri in un servizio concreto. In questa prospettiva guardo a San Petronio: tanto amato dal suo popolo, fu capace di condividere con i suoi le difficoltà, le pene ma anche le gioie dell’essere figli di Dio. È un esempio che interpella anche me: con quale fede vivo il mio ruolo di membro della comunità?
Mi chiedo: metto davvero in gioco i miei doni o li tengo per me? Vivo una carità concreta? Sono domande che non voglio evitare, perché aiutano a crescere nella misura della fede.
Gratitudine per i pastori della Chiesa
Infine, sento di ringraziare il Signore per i pastori che ci ha donato. Dopo Petronio, la Chiesa di Bologna ha avuto tanti grandi vescovi, e anche quello di oggi, il vescovo Matteo, è per noi un dono prezioso. Ringrazio e prego per lui, perché continui a guidarci con fede e amore.