In questi giorni abbiamo ascoltato l’ultimo tratto della lettera a Timoteo, e un’espressione mi ha colpito in modo particolare: “Figlio mio, davanti a Dio…”. San Paolo dice a Timoteo che questo comandamento gli viene affidato "davanti a Dio che dà vita a tutte le cose e davanti a Gesù Cristo, che ha reso la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato" .
Per me è significativo che Paolo sottolinei questo “davanti a Dio”. È come se volesse dare maggiore forza e autorevolezza alle sue parole, quasi a trasmettere che non si tratta di un semplice consiglio, ma di un’esortazione fatta al cospetto stesso del Signore. Questo mi fa pensare a quanto sia vero che noi viviamo sempre davanti a Dio: non è solo una questione di luogo, ma una relazione che attraversa ogni momento della nostra vita.
Vivere continuamente alla sua presenza
Questo “essere davanti a Dio” può intimorire, perché non accade soltanto durante la liturgia, quando la preghiera eucaristica ci ricorda che siamo resi degni di stare alla sua presenza. In realtà lo siamo sempre: mentre preghiamo, ma anche a casa nei nostri lavori quotidiani, nelle relazioni di famiglia, in parrocchia, con i nostri fratelli e sorelle.
San Basilio diceva: “Non è cristiano chi non vive ovunque davanti a Dio”. Questa frase mi resta impressa, perché significa che ogni parola, ogni gesto, ogni relazione è posta sotto lo sguardo di Dio. All’inizio può mettere a nudo, può creare timore, ma in realtà è consolante: siamo sempre sotto il suo sguardo pieno di amore e di cura.
Esempi di fede: Lucia e Lazzaro
Mentre riflettevo su questo, mi sono tornati alla mente due episodi. Il primo viene dai Promessi Sposi che sto ascoltando in queste settimane: Lucia, prigioniera nel castello dell’Innominato, è davanti a un uomo temuto da tutti, ma trova la forza di dire con fermezza che Dio è con lei e vede la sua situazione. Quella sua certezza diventa forza interiore, tanto da condurla a un’offerta di consacrazione a Maria.
Il secondo episodio è quello evangelico di Lazzaro. Marta, nel dolore per la morte del fratello, dice a Gesù: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. In quelle parole si percepisce la ricerca della sua presenza. Gesù allora le risponde: “Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Credere in Lui significa proprio vivere alla sua presenza, con fiducia che Egli ci accompagna e ci protegge sempre, in una relazione di amore che non abbandona.
Davanti a Lui nella vita e nell’eternità
Questa consapevolezza cambia il nostro modo di vivere ogni giorno. Anche in un sabato ordinario, noi siamo davanti a Dio, e questo diventa già una preparazione alla vita eterna. Paolo parla di quel tempo stabilito in cui ci sarà l’Epifania, la manifestazione di Gesù Cristo: allora lo vedremo faccia a faccia, Re dei Re, Signore dei Signori.
Oggi, già nel nostro presente, viviamo quell’attesa: stare davanti a Lui con gioia, come il Salmo invita, è un’anticipazione di ciò che vivremo in pienezza in cielo. È per questo che ringrazio il Signore: perché ogni momento, anche il più semplice, è già vissuto sotto il suo sguardo e diventa preparazione all’incontro definitivo con Lui.