Listen

Description

Mi colpisce profondamente l’immagine di Paolo anziano che dice: «Solo Luca è con me». In quelle poche parole c’è tutto un intreccio di relazioni, di partenze e di presenze, di solitudini e di fedeltà. Attorno a lui ci sono persone che sono andate via, altre che devono partire, qualcuna che gli è contraria; eppure c’è Luca, che resta. Luca è l’amico che accompagna, il discepolo che ascolta, il compagno che sostiene. Sappiamo che ha condiviso con Paolo i viaggi missionari, ha imparato da lui, ha raccolto le sue predicazioni, ma anche gli ha trasmesso qualcosa di suo: la sua cultura, la sua sensibilità, la sua capacità di osservare e raccontare.

La tradizione lo vuole medico e iconografo, e questo lo rende per me una figura ancora più ricca: uno che cura, uno che guarda con attenzione, uno che sa riconoscere la bellezza. E penso che tutti noi abbiamo bisogno di un “Luca” vicino. Forse è una persona cara, un compagno o una compagna di vita; forse è qualcuno che ci sostiene nel momento della fatica. Oppure, ancora più in profondità, è il Vangelo stesso: la Parola che ci accompagna come un amico, che consola, che illumina, che diventa un bastone buono per il cammino, come quello che abbiamo usato lungo il nostro sentiero di pellegrini. Poter dire, nei momenti duri, «Luca è con me», significa sentire che non siamo soli, che il Vangelo cammina accanto a noi.

La messe è abbondante

Nel Vangelo della festa di San Luca risuona la frase: «La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi». Spesso ci soffermiamo solo sulla seconda parte, quella della scarsità, ma prima c’è un annuncio di abbondanza: la messe è grande, è ricca, preziosa agli occhi di Dio. Questo sguardo positivo mi incoraggia a pensare che nel mondo, nelle persone, c’è già tanta grazia, tanta bontà da raccogliere, e che Dio ci manda non in un deserto ma in un campo pieno di vita.

Gesù manda settantadue discepoli, non pochi, e li manda a due a due. Questo mi parla di comunione, di fraternità, di cammino condiviso — proprio come il nostro pellegrinaggio di oggi. Essere mandati insieme significa non dover affrontare la missione da soli, ma con qualcuno accanto che ci sostiene e ci ricorda che siamo parte di un corpo più grande, la Chiesa.

Lo stile del cammino

Gesù dà ai discepoli indicazioni precise e sorprendenti: andare come agnelli in mezzo ai lupi, senza borsa, né sacca, né sandali, senza fermarsi a salutare nessuno. Non perché siano scortesi, ma perché c’è un’urgenza, una concentrazione, una libertà da tutto ciò che appesantisce. È uno stile essenziale, sobrio, che chiede fiducia e abbandono.

Camminare così, leggeri, mi ricorda che la fede non si vive accumulando, ma spogliandosi. E soprattutto che si cammina insieme. Anche quando si entra nelle case, quando si accetta l’ospitalità degli altri, occorre umiltà: non si porta niente, si riceve tutto. L’annuncio del Regno passa attraverso gesti di accoglienza, di condivisione, di pace. I discepoli devono guarire, portare benedizione, costruire relazioni. È questo lo stile della missione evangelica: non conquistare, ma abitare le relazioni; non dominare, ma servire.

Compagni di viaggio e testimoni del bene

Mi accorgo allora di quanto sia prezioso avere compagni di viaggio. La fede non è un’esperienza solitaria: si nutre della presenza degli altri, del camminare insieme, del sostegno reciproco. Oggi, in questa giornata di cammino, abbiamo sperimentato proprio questo: una chiesa che non è ferma ma in movimento, una comunità che si forma passo dopo passo, magari accanto a qualcuno che conosciamo poco, ma che diventa fratello o sorella nella strada.

Anche i settantadue del Vangelo vanno perché hanno conosciuto Gesù, e vogliono portarlo agli altri. Così anche noi: quando viviamo una comunione vera con il Signore e tra di noi, questa comunione diventa testimonianza. Forse incontreremo porte chiuse, forse qualche fatica o delusione, anche dentro le nostre famiglie. Ma non dobbiamo scoraggiarci: ciò che conta è il cammino fatto insieme, il poter dire «Luca è con me».

Camminare nello stile di Gesù

È lo stile stesso di Gesù a essere così: anche Lui ha scelto di non camminare da solo, ma di circondarsi di dodici uomini che non erano certo perfetti, eppure amati, scelti, mandati. E oltre ai dodici, anche i settantadue, e poi tutti noi, che continuiamo quella storia.

Oggi, mentre siamo una quarantina in cammino verso Montovolo, sento che apparteniamo a quella stessa avventura: discepoli inviati, compagni di strada, portatori del Vangelo. Ringrazio il Signore per questa giornata, per questa Eucaristia e per la grazia di poter rinnovare la mia disponibilità a essere anch’io messaggero del suo Vangelo, testimone della sua grazia, pellegrino della sua luce.