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L’annuncio della risurrezione dei morti in Gesù, proclamato da Pietro e Giovanni, si rivela un messaggio di portata vastissima. Non si rivolge soltanto al paralitico guarito, che incarna il bisogno più evidente e urgente, ma anche a una folla numerosa: ben 5.000 persone ascoltano e credono alla parola. Ciò testimonia un desiderio profondo e diffuso di salvezza, un bisogno collettivo che attraversa tutte le categorie, persino i capi religiosi che, pur irritati, sono anch’essi bisognosi di essere salvati, anche se forse non ne sono consapevoli.

Il bisogno si manifesta in forme diverse, con differenti livelli di consapevolezza. Anche i discepoli, che dovrebbero essere già "dentro" la storia della salvezza, mostrano segni di disorientamento e fragilità. L’episodio del ritorno alla pesca da parte di Pietro, seguito spontaneamente dagli altri, rivela un senso di vuoto, forse di fame fisica ma soprattutto spirituale: un bisogno di nutrimento, di luce, di consolazione. La notte trascorsa senza prendere nulla diventa così un'immagine eloquente di questo bisogno profondo.

La sorpresa dell’abbondanza e il riconoscimento del Risorto

La situazione cambia improvvisamente con una pesca abbondante, resa possibile grazie all’indicazione del discepolo amato, che riconosce in colui che è sulla riva il Signore. È il Signore! È un’esclamazione piena di luce, che rompe la notte del fallimento e della fame. Pietro, sempre protagonista, agisce con impeto e si getta in acqua per raggiungere Gesù, a testimonianza del desiderio profondo di incontrarlo.

Ma ciò che sorprende maggiormente è che Gesù ha già preparato tutto: delle braci, del pesce, del pane. Avrebbe potuto semplicemente invitarli da lontano, ma preferisce valorizzare il loro contributo, la loro fatica. Anche la pesca fallita e poi riuscita ha un ruolo: Gesù coinvolge i discepoli nel gesto della salvezza, nella pienezza dell’incontro, nella partecipazione alla sua opera. È un Dio che non solo salva, ma coinvolge, valorizza, rende partecipi.

Un invito dolce e riposante alla comunione con il Risorto

Il momento culminante è l’invito di Gesù: "Venite a mangiare". È un gesto carico di dolcezza, di pace, di riposo. La presenza del Risorto non genera turbamento, ma calma ogni domanda. Nessuno osa chiedere chi sia, perché tutti lo riconoscono. Gesù prende il pane e lo dona, così anche il pesce: un gesto che richiama l’Eucaristia, la comunione, la relazione viva con lui.

Questo episodio sul lago è una manifestazione profonda del Risorto, che incontra i bisogni più disparati — espliciti o nascosti — e li colma con la sua presenza. Il fatto che i discepoli siano insieme, che le cose pescate (grazie al suo consiglio) e le cose già preparate (grazie al suo amore) si uniscano, ci dice che Gesù è colui che nutre, che unisce, che salva.

La salvezza non è solo eterna, ma anche quotidiana. Ogni giorno, nella Messa, attraverso la sua Parola e il suo dono, Gesù ci invita, ci nutre, ci consola. Ed è questa relazione viva con il Risorto — una relazione fondata sul suo nome, sempre più forte, affidata e grata — che costituisce la nostra vera vita.